Come hai intenzione di muoverti nel tracciare il percorso nel parco nazionale ???, sono tratturi che hai già percorso o ti rifai agli indigeni locali ???. Per quel che mi riguarda, le varie volte che ho soggiornato a Petina ha avuto il piacere di essere accompagnato da una guida locale che mi ha fatto percorrere i sentieri che corrono lungo i crinali che guardano sul paese, un panorama davvero eccezionale :wink: in alcuni punti da brivido.
Comunque, roba di una mezza giornata non di più ...
Oggetto: Re: Eventuale "I° Tour" Nel Parco Nazionale Del Cilento E Valle Di Diano
Oggetto: Re: Eventuale "I° Tour" Nel Parco Nazionale Del Cilento E Valle Di Diano
Allora Rosario noi siamo stati accompagnati da un amico di centola che conosceva il luogo e comunque non abbiamo fatto un giro completo ma solo il tratto che arriva fino in cima(madonna della neve) da dove si diparte il percorso da trekking(5 h e 1/2 ).
Il percorso è abbastanza facile e trattasi di sterrato e solchi scavati dalla pioggia (infatti si può vedere dalla foto che Frastean si è messo in Twist ... :razz: !),area pic-nic attrezzatissima e vari escursus che ci hanno fatto vedere l'ingiottitoio di vallivona,laghetti e altri sentieri da fare a piedi e sui quali non ci siamo soffermati perchè il tempo non ci ha dato tregua ma che per l'eventuale tour sarà tutto tracciato!
Se ti vorresti aggregare noi stiamo pensando di tornarci per il 2 giugno per passare una giornata all'aperto ... babbà compreso :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen: !!!
irosario ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Allora Rosario noi siamo stati accompagnati da un amico di centola che conosceva il luogo e comunque non abbiamo fatto un giro completo ma solo il tratto che arriva fino in cima(madonna della neve) da dove si diparte il percorso da trekking(5 h e 1/2 ).
Il percorso è abbastanza facile e trattasi di sterrato e solchi scavati dalla pioggia (infatti si può vedere dalla foto che Frastean si è messo in Twist ... :razz: !),area pic-nic attrezzatissima e vari escursus che ci hanno fatto vedere l'ingiottitoio di vallivona,laghetti e altri sentieri da fare a piedi e sui quali non ci siamo soffermati perchè il tempo non ci ha dato tregua ma che per l'eventuale tour sarà tutto tracciato!
Se ti vorresti aggregare noi stiamo pensando di tornarci per il 2 giugno per passare una giornata all'aperto ... babbà compreso :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen: !!!
Oggetto: Re: Eventuale "I° Tour" Nel Parco Nazionale Del Cilento E Valle Di Diano
Beh, sono tentato, devo solo decidermi se seguire te o gli amici del trekking alle gole di Caccaviola
" Gole di Caccaviola
giordanojgor ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Beh, sono tentato, devo solo decidermi se seguire te o gli amici del trekking alle gole di Caccaviola
" Gole di Caccaviola
Oggetto: Re: Eventuale "I° Tour" Nel Parco Nazionale Del Cilento E Valle Di Diano
qualche foto dell'evento :
http://cid-b45d4ded630ebd68.skydriv...aduno%20cervati
http://cid-b45d4ded630ebd68.skydriv...aduno%20cervati
Oggetto: Re: Eventuale "I° Tour" Nel Parco Nazionale Del Cilento E Valle Di Diano
ecco le foto della seconda uscita 18 giorni dopo negli stessi luoghi.
per chi s'è perso il il babà di jgor non può far altro che guardare le foto:
http://cid-b45d4ded630ebd68.skydriv...vati%202.6.2010
noi c'eravamo!!
:roll:
per chi s'è perso il il babà di jgor non può far altro che guardare le foto:
http://cid-b45d4ded630ebd68.skydriv...vati%202.6.2010
noi c'eravamo!!
:roll:
Oggetto: Re: Eventuale "I° Tour" Nel Parco Nazionale Del Cilento E Valle Di Diano
storia di un paese a molti sconosciuto : Sanza.
SINTESI DELLA STORIA DI SANZA
L'abitato di Sanza, il cui vasto territorio è parte notevole della Comunità Montana 'Vallo di Diano' e del Parco del Cilento e del Vallo di Diano per le sue ricchezze florofaunistiche e storicoambientali, rappresenta la porta d'ingresso del Cilento meridionale
Ancor prima della presenza lucana e romana, l'abitato arcaico rivestì notevole importanza strategica e commerciale come passaggio obbligato lungo l'antica carovaniera (la via del sale) che collegava la costa (Policastro) col sud del Vallo di Diano.
Il popolo lucano dei Sontini, menzionati dal naturalista romano Plinio il Vecchio, induce a credere che l'abitato in epoca lucana e romana si chiamasse Sontia e che sorgesse in contrada Agno, dove nei decenni passati sono venute alla luce rare ma significative testimonianze (vasellame lucano e pietre tombali romane); d'altra parte l'antica carovaniera dovette mutarsi in un ràmulus (diramazione) della Via Annia che,
costruita da Roma verso la metà del II sec. a.c., da Capua attraverso il Vallo di Diano raggiungeva Reggio Calabria.
Nel Medioevo l'abitato si chiamò Sansa e in contrada Sirippi prosperò una comunità di monaci italogreci nella grancia di S. Maria de Siripi dipendente dalla Badia di Grottaferrata di Rofrano; verosimilmente anche il culto della Vergine della Neve o della Grotta sul Cervato cominciò col monachesimo basiliano.
In epoca sveva ed angioina Sansa contribuì alla difesa e al mantenimento della fortezza di Policastro contro gli attacchi dei pirati saraceni e degli Almugàveri, mercenari degli Aragonesi nella disastrosa Guerra del Vespro (1282-1302), i quali più volte penetrarono nell'entroterra bussentino saccheggiando e distruggendo gli abitati. Nella seconda metà del XIII sec. fu possedimento di vari Signori; poi, per circa 200 anni, dei potenti Sanseverino, dai quali nel 1498 passò ai conti Carafa di Policastro.
Nel Seicento la situazione dell'abitato peggiorò: l'amministrazione si indebitò per 500 ducati in una lite giudiziaria col barone Marco Comite e rasentò il collasso per l'ospitalità forzata alle truppe spagnole; la popolazione patì stenti e morti per la peste del 1656; il barone Giovanni Orefice fu decapitato (1640) a Napoli per aver ordito una congiura contro gli spagnoli.
Nel Settecento la Terra di Sanza fu possedimento di Luigi Sanseverino, principe di Bisignano. L'abitato si arricchì di case palazziate, portali, cappelle gentilizie, addirittura di una nuova borgata extra moenia ( 'u bureo = il Borgo);
Nel 1781 il principe di Bisignano vendette il feudo ai Picinni Leopardi di Buonabitacolo, ultimi signori di Sanza. I democratizzatori del 1799 ebbero proseliti anche a Sanza:
Il brigantaggio trovò nei boschi e negli anfratti del Cervato e del Centaurino l'ambiente ideale per le sue gesta:
la mattina del 2 luglio 1857, quando, non lontano dall'abitato, Carlo Pisacane e i suoi rivoltosi , quelli almeno scampati all'eccidio di Padula del giorno prima, sfiduciati, stanchi, privi di munizioni, furono facile bersaglio non della folla inferocita bensì delle pallottole del sottocapourbano Sabino Laveglia e della sua truppa.
Sanza in ricordo di Carlo Pisacane
Il 25 giugno 1857 Pisacane s'imbarc... Mostra tuttoò con altri ventiquattro sovversivi, tra cui Giovanni Nicotera e Giovan Battista Falcone, sul piroscafo di linea Cagliari, della Società Rubattino, diretto a Tunisi. La spedizione ebbe un contributo economico da Adriano Lemmi banchiere livornese di stampo mazziniano. Pilo si occupò nuovamente del trasporto delle armi, e partì il giorno dopo su alcuni pescherecci. Ma anche questa volta Pilo fallì nel compito assegnatogli e lasciò Pisacane senza le armi e i rinforzi che gli erano necessari. Pisacane continuò senza cambiare piani: impadronitosi della nave durante la notte, con la complicità dei due macchinisti britannici, si dovette accontentare delle poche armi che erano imbarcate sul Cagliari.
Il 26 giugno sbarcò a Ponza dove, sventolando il tricolore, riuscì agevolmente a liberare 323 detenuti, poche decine dei quali per reati politici, aggregandoli quasi tutti alla spedizione. Il 28, il Cagliari ripartì carico di detenuti comuni e delle armi sottratte al presidio borbonico. La sera i congiurati sbarcarono presso Sapri, probabilmente, per la precisione, in contrada "Uliveto" nel comune di Vibonati, a circa 1,5 km dal confine con il comune di Sapri [7]. Lo sbarco, infatti difficilmente sarebbe potuto avvenire nella baia di Sapri in quanto i fondali non lo permettevano. Inoltre, la mappa trovata addosso a Pisacane riportava una X sulla località "Oliveto", territorio di Vibonati [8]. [9]
Si sa che non trovarono ad attenderli quelle masse rivoltose che si sarebbero aspettati. La causa di ciò è da attribuirsi allo scollamento che c'era tra gli ex liberali (Gallotti) ed il popolo. Anzi la presenza di molti banditi attivi in quei territori nelle file dei ribelli provocò l'assalto della stessa popolazione, che li costrinse alla fuga. Il 1º luglio, a Padula vennero circondati e 25 di loro furono massacrati dai contadini. Gli altri, per un totale di 150, vennero catturati e consegnati ai gendarmi.
Pisacane, con Nicotera, Falcone e gli ultimi superstiti, riuscirono a fuggire a Sanza dove furono ancora aggrediti dalla popolazione. Perirono in 83. Pisacane e Falcone si suicidarono con le loro pistole, mentre quelli scampati all'ira popolare furono poi processati nel gennaio del 1858, ma, condannati a morte, furono graziati dal Re, che tramutò la pena in ergastolo. I due britannici, per intervento del loro governo, furono dichiarati non perseguibili per "infermità mentale".
Nicotera, gravemente ferito, fu portato in catene a Salerno dove venne processato e condannato a morte. Anche per lui la pena fu tramutata in ergastolo solo per l'intervento del governo inglese che guardava con crescente preoccupazione la furia repressiva di Ferdinando II. Con il successivo intervento di Garibaldi fu liberato e si avviò alla carriera politica.
SINTESI DELLA STORIA DI SANZA
L'abitato di Sanza, il cui vasto territorio è parte notevole della Comunità Montana 'Vallo di Diano' e del Parco del Cilento e del Vallo di Diano per le sue ricchezze florofaunistiche e storicoambientali, rappresenta la porta d'ingresso del Cilento meridionale
Ancor prima della presenza lucana e romana, l'abitato arcaico rivestì notevole importanza strategica e commerciale come passaggio obbligato lungo l'antica carovaniera (la via del sale) che collegava la costa (Policastro) col sud del Vallo di Diano.
Il popolo lucano dei Sontini, menzionati dal naturalista romano Plinio il Vecchio, induce a credere che l'abitato in epoca lucana e romana si chiamasse Sontia e che sorgesse in contrada Agno, dove nei decenni passati sono venute alla luce rare ma significative testimonianze (vasellame lucano e pietre tombali romane); d'altra parte l'antica carovaniera dovette mutarsi in un ràmulus (diramazione) della Via Annia che,
costruita da Roma verso la metà del II sec. a.c., da Capua attraverso il Vallo di Diano raggiungeva Reggio Calabria.
Nel Medioevo l'abitato si chiamò Sansa e in contrada Sirippi prosperò una comunità di monaci italogreci nella grancia di S. Maria de Siripi dipendente dalla Badia di Grottaferrata di Rofrano; verosimilmente anche il culto della Vergine della Neve o della Grotta sul Cervato cominciò col monachesimo basiliano.
In epoca sveva ed angioina Sansa contribuì alla difesa e al mantenimento della fortezza di Policastro contro gli attacchi dei pirati saraceni e degli Almugàveri, mercenari degli Aragonesi nella disastrosa Guerra del Vespro (1282-1302), i quali più volte penetrarono nell'entroterra bussentino saccheggiando e distruggendo gli abitati. Nella seconda metà del XIII sec. fu possedimento di vari Signori; poi, per circa 200 anni, dei potenti Sanseverino, dai quali nel 1498 passò ai conti Carafa di Policastro.
Nel Seicento la situazione dell'abitato peggiorò: l'amministrazione si indebitò per 500 ducati in una lite giudiziaria col barone Marco Comite e rasentò il collasso per l'ospitalità forzata alle truppe spagnole; la popolazione patì stenti e morti per la peste del 1656; il barone Giovanni Orefice fu decapitato (1640) a Napoli per aver ordito una congiura contro gli spagnoli.
Nel Settecento la Terra di Sanza fu possedimento di Luigi Sanseverino, principe di Bisignano. L'abitato si arricchì di case palazziate, portali, cappelle gentilizie, addirittura di una nuova borgata extra moenia ( 'u bureo = il Borgo);
Nel 1781 il principe di Bisignano vendette il feudo ai Picinni Leopardi di Buonabitacolo, ultimi signori di Sanza. I democratizzatori del 1799 ebbero proseliti anche a Sanza:
Il brigantaggio trovò nei boschi e negli anfratti del Cervato e del Centaurino l'ambiente ideale per le sue gesta:
la mattina del 2 luglio 1857, quando, non lontano dall'abitato, Carlo Pisacane e i suoi rivoltosi , quelli almeno scampati all'eccidio di Padula del giorno prima, sfiduciati, stanchi, privi di munizioni, furono facile bersaglio non della folla inferocita bensì delle pallottole del sottocapourbano Sabino Laveglia e della sua truppa.
Sanza in ricordo di Carlo Pisacane
Il 25 giugno 1857 Pisacane s'imbarc... Mostra tuttoò con altri ventiquattro sovversivi, tra cui Giovanni Nicotera e Giovan Battista Falcone, sul piroscafo di linea Cagliari, della Società Rubattino, diretto a Tunisi. La spedizione ebbe un contributo economico da Adriano Lemmi banchiere livornese di stampo mazziniano. Pilo si occupò nuovamente del trasporto delle armi, e partì il giorno dopo su alcuni pescherecci. Ma anche questa volta Pilo fallì nel compito assegnatogli e lasciò Pisacane senza le armi e i rinforzi che gli erano necessari. Pisacane continuò senza cambiare piani: impadronitosi della nave durante la notte, con la complicità dei due macchinisti britannici, si dovette accontentare delle poche armi che erano imbarcate sul Cagliari.
Il 26 giugno sbarcò a Ponza dove, sventolando il tricolore, riuscì agevolmente a liberare 323 detenuti, poche decine dei quali per reati politici, aggregandoli quasi tutti alla spedizione. Il 28, il Cagliari ripartì carico di detenuti comuni e delle armi sottratte al presidio borbonico. La sera i congiurati sbarcarono presso Sapri, probabilmente, per la precisione, in contrada "Uliveto" nel comune di Vibonati, a circa 1,5 km dal confine con il comune di Sapri [7]. Lo sbarco, infatti difficilmente sarebbe potuto avvenire nella baia di Sapri in quanto i fondali non lo permettevano. Inoltre, la mappa trovata addosso a Pisacane riportava una X sulla località "Oliveto", territorio di Vibonati [8]. [9]
Si sa che non trovarono ad attenderli quelle masse rivoltose che si sarebbero aspettati. La causa di ciò è da attribuirsi allo scollamento che c'era tra gli ex liberali (Gallotti) ed il popolo. Anzi la presenza di molti banditi attivi in quei territori nelle file dei ribelli provocò l'assalto della stessa popolazione, che li costrinse alla fuga. Il 1º luglio, a Padula vennero circondati e 25 di loro furono massacrati dai contadini. Gli altri, per un totale di 150, vennero catturati e consegnati ai gendarmi.
Pisacane, con Nicotera, Falcone e gli ultimi superstiti, riuscirono a fuggire a Sanza dove furono ancora aggrediti dalla popolazione. Perirono in 83. Pisacane e Falcone si suicidarono con le loro pistole, mentre quelli scampati all'ira popolare furono poi processati nel gennaio del 1858, ma, condannati a morte, furono graziati dal Re, che tramutò la pena in ergastolo. I due britannici, per intervento del loro governo, furono dichiarati non perseguibili per "infermità mentale".
Nicotera, gravemente ferito, fu portato in catene a Salerno dove venne processato e condannato a morte. Anche per lui la pena fu tramutata in ergastolo solo per l'intervento del governo inglese che guardava con crescente preoccupazione la furia repressiva di Ferdinando II. Con il successivo intervento di Garibaldi fu liberato e si avviò alla carriera politica.
Oggetto: Re: Eventuale "I� Tour" nel parco Nazionale del Cilento e valle di Diano
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