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Viaggio in Cile, Argentina, Bolivia, Paraguay
Autore Messaggio
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Messaggio Re: Viaggio in Cile, Argentina, Bolivia, Paraguay 
 
Spero di non essere stato frainteso quando ho scritto grande invidia. E che avrei voluto essere in quei posti meravigliosi anche io.
Ma mai dire mai. Spero in futuro non lontano di seguire le tue tracce.
 




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nadir
"Se c'è rimedio perchè t'incazzi? E se non c'è rimedio che t'incazzi a fare?"
Confucio
 
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Messaggio Re: Los Andes 4: Il Racconto 
 
ma no, stai scherzando! sò quanti di noi lo desiderano, il vero invidioso non dice nulla non si dichiara in quel modo, quindi manifesta pure tutto quello che vuoi.

Però vorrei che chi legge sappia che io ho rinunciato a tante altre cose materiali per i viaggi, c'è invece chi non rinuncerebbe mai a nessuna di queste per poterli fare.


Segue il racconto a breve
 



 
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Messaggio Re: Los Andes 4: Il Racconto 
 
Segue giorno 4..

Pomeriggio, anche se ci sono le nuvole che vanno e vengono, il sole picchia e trovare un riparo per fare uno spuntino è problematico, decidiamo per il panino al volo, visto che c'è anche il bimbo, rimaniamo in macchina, basta non stare al sole e aprire i finestrini, l'aria è fresca a 2200 m e solo i raggi diretti bruciano.

Riprendiamo la nostra scorribanda puntando verso nord, percorriamo un lungo sterrato facile e veloce, dopo un centinaio di Km attraversiamo un grande campo petrolifero pieno di pozzi in funzione e imbocchiamo forse erroneamente (anzi di sicuro) un tratto di sterrato che qualche chilometro più avanti diventerà una distesa di sassi enormi e solchi profondi, ci sono evidenti segni di smottamenti dovuti a qualche inondazione invernale che ha travolto tutto, Ariel mi conferma che a causa del niňo quest'inverno è piovuto molto di più del normale  e che di sicuro questo tratto si è inondato.

Procedendo a  passo d'uomo per una trentina di km, vedo volteggiare quello che mi sembrava essere un Condor, scatto qualche foto ma in realtà dopo scoprirò che era un Avvoltoio dal collo rosso una specie molto diffusa nel continente americano , questo avvoltoio ha un'apertura alare che raggiunge anche 1,90 m e un peso di soli 1,5/2 Kg al massimo!

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Dopo una cinquantina di km di sangue sudore e lacrime, ci immettiamo sulla provinciale sterrata, finalmente qui possiamo dar sfogo alle nostre frustrazioni, è un invito a schiacciare sul pedale dell'acceleratore, fondo di terra, dritta, larga e a traffico zero, rimetto la trazione 4x4 perché in velocità tende a sbandare sul posteriore e con la 4x4 migliora parecchio.

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Antonella mi chiede di fare attenzione perché la vegetazione ai lati è alta oltre un metro e potrebbe esserci qualche animale che attraversa la strada sbucando all'improvviso, non fa in tempo a dirlo che mi sfreccia davanti qualcosa che somiglia ad un grosso roditore, forse una Vizcacha, una specie di lepre un po’ grossa o una nutria, rallento e le do retta.

Mi viene in mente come si comportano i Guanachi e le Vigogne, attraversano le strade in branco e di corsa,  nessuna vuole rimanere isolata dal branco, tu pensi che siano passate tutte e invece spesso qualcuna rimane indietro, più probabilmente qualche piccolo non riesce ad attraversare insieme, il risultato è che pur di riunirsi al branco (sono famiglie da 20/30 esemplari) ti sbuca all'improvviso ed una velocità da cavallo al galoppo, quindi, meglio fare attenzione.

Poco dopo vedo un 'altro essere vivente che mi attraversa davanti ma non così veloce e di forma diversa, sembrava un rettile,  era invece un armadillo, un piccolo carro armato che si rintana subito nella vegetazione a lato della strada, mi fermo e provo a scattare una foto con un risultato deludente che si vede qui sotto.

L'armadillo (quirquincho in lingua india) era cacciato come cibo ma anche per realizzare con il carapace svuotato ed essicato il Charango, lo strumento musicale a corde diffuso in Bolivia, Perù, Cile, Ecuador e Argentina.

Una chitarrina che somiglia ad un mandolino, lo strumento principale della musica andina insieme al flauto de pan, adesso che è vietato cacciare l'Armadillo e realizzarci i charangos, questi si costruiscono o con le zucche essicate o in legno (quelli più pregiati)

Qui il suono del charango in un vecchissimo video che gli Inti Illimani avevano dedicato all'Italia e a Roma " El mercado Testaccio"
https://www.youtube.com/watch?v=aGhi0JD2aIo


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Proseguiamo per lo sterratone, saranno le cinque del pomeriggio forse le sei, a un certo punto Ariel e Laura si fermano a lato della strada per cambiare il bimbo, appena fatto ci chiedono se ci facciamo un Mate, mai opporsi  a un Mate con gli argentini, potrebbero diventare nervosi come un italiano al quale non vuoi far preparare il caffè, allora, loro Mate noi Caffè.

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ne approfittiamo per sistemare qualcosa che rumoreggiava nel cassone e..  udite, udite, passa una macchina, la prima da quando abbiamo lasciato la 40, azz…

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Arriva la notte e dopo altri 100 Km di sterrato arriviamo a Nihuil dove oltre ad un bellissimo lago ci sono le dune frequentate dalla Dakar, non ci fermiamo, proseguiamo per immetterci nell'asfalto che ci porterà a San Rafael, a casa di Ariel e Laura, al Nihuil ci torneremo io e Antonella tre giorni dopo.
 Arriviamo a San Rafael in serata e dopo una meritata e necessaria doccia nella cabaňa che ci hanno gentilmente messo a disposizione, mangiamo qualcosa e ce ne andiamo a dormire stanchi ma contenti di questa giornata bellissima trascorsa nella Payunia in ottima compagnia
solo il giorno dopo scaricando la traccia mi rendo conto che abbiamo percorso in un giorno 508 Km quasi tutti sterrati.

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Messaggio Re: Los Andes 4: Il Racconto 
 
In questi giorni sono andato un pò a rallentatore con il racconto, domani inserisco un altro pezzo di storia, è quasi pronto

un'alternanza di momenti impegnativi e altri di relax e trasferimenti, era inevitabile per arrivare alla fine sani salvi e contenti
 



 
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Messaggio Re: Los Andes 4: Il Racconto 
 
certo che questo racconto è ogni giorno più petaloso!!!!
 



 
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Messaggio Re: Los Andes 4: Il Racconto 
 
Trovato il tempo di leggere tutto, molto bello, prima voglio cominciare col camper in europa, ma prima ancora col 95, la prossima settimana dovrebbe venire pronto, adesso che il tempo dovrebbe volgere al bello i primi giretti comincerò a farli, per gradi, anche x capire cosa sono capace di fare, la voglia comunque è tanta.
Intanto leggere questo report di viaggio stupendo aiuta a sognare, magari verificata la mia capacità di poterlo fare, quello che sorprende sempre è la nitidezza dell'atmosfera che circonda questi posti, lontanissima dal nostro grigiore della pianura padana che ti fa desiderare di scappare dove esiste questo.
 




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pugnali53
 
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Messaggio Re: Los Andes 4: Il Racconto 
 
Sono certo che ce la farai, comincia in modo soft, quando vedi che arrivano le gratificazioni aumenta la fame e allora vedrai spazi più lontani

il tempo atmosferico non è sempre come lo hai visto in queste foto, dipende da tante cose: zona, periodo dell'anno, condizioni meteo ed eventi eccezionali

A Buenos Aires d'inverno spesso sembra di essere a Milano, se ci vai d'estate spesso sembra di essere a Milano, insomma Milano è il riferimento mondiale.
di sicuro la pianura padana ha un ottimo clima per ortaggi, frutta, vite, riso, ecc.. ecc.. ma molto meno salubre per gli uomini
 



 
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Messaggio Re: Los Andes 4: Il Racconto 
 
Giorno 5  (8 dicembre 2015)  San Rafael.  Km 0 (nulla facere)


Ariel e Laura vivono in una piccola villetta alla periferia di San Rafael, avendo della terra sul retro, hanno appena realizzato 4 mini appartamenti e una piscina, sono stati per parecchi anni in Spagna, poi hanno deciso di tornare e investire a casa loro,  adesso sembra che abbiano deciso di ritornare a lavorare a Barcelona solo per la stagione estiva  per poi rientrare in inverno (quando è estate in Argentina) per avviare il B&B che ancora non è finito, in sostanza hanno bisogno di soldi per finire tutto.


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Ci svegliamo abbastanza tardi, la cabaňa ha la cucina, per pranzo ci inventiamo una pasta, la più semplice possibile, a causa della scarsità di ingredienti scegliamo quella con filetti di pomodoro e basilico (albaja) Laura ci fornisce gli ingredienti freschi, noi ci mettiamo il resto, fusilli napoletani (attorcigliati) del pastificio Vietri (li avevamo portati per una grande occasione) il solito ottimo olio cileno e dulcis in fundo il parmigiano reggiano, hanno gradito molto (anche noi)
In Argentina la pasta è comune come in Italia sia secca che fresca e  anche ripiena,  il sugo semplice con filetti di pomodoro loro lo chiamano "filete"
La giornata trascorre a non fare quasi nulla, sistemiamo i bagagli e le attrezzature, facciamo qualche lavatrice, qui c'è tanto spazio e tanto sole in un'ora è tutto asciutto.

Andiamo a fare un giro in centro, San Rafael è una città moderna di 150 mila abitanti a 800 m di altitudine, qui c'è abbastanza turismo, anche se di per se non offre molto è un'ottima base per chi  vuole visitare i dintorni  che sono molto belli, c'è di tutto per l'escursionismo, laghi, canyon, steppa, dune, fiumi impetuosi ecc..
Per la sera li invitiamo a cena, ma preferiscono portarci in una pizzeria, sembra che sia la migliore di San Rafael,  il posto è bello con una parte all'aperto ci sediamo fuori e ordiniamo pizze (che costano più di una bistecca da un chilo) nel giardino del ristorante c'è parecchia gente che Ariel chiama " Milanesi"  io gli chiedo che significa? e lui mi risponde, "milanese qui significa che hanno i soldi e la puzzetta sotto il naso"  non me ne vogliano i Milanesi, sono solo ambasciatore di questi costumi popolari e faccio fatica anche io a comprendere, noto che parecchi di loro hanno il maglione in vita e sono elegantemente snob,  parlano di vacanze, imbarcazioni, case, auto ecc.. a voce bassa ma non troppo bassa (altrimenti li avrebbero chiamati romani)  lui dice che sono la San Rafael  bene.
Tutti molto simpatici cameriere gentili, serata piacevole anche i Milanesi non disturbano, però pizza da dimenticare, mi dico che forse sarebbe stato meglio un "bife de chorizo".

"El bife de chorizo è una succulenta bistecca senza osso con dentro il grassetto saporito che solo la carne di queste parti possiede, spettacolare!  è il taglio dell'entrecote/roastbeef  (controfiletto) La serata si conclude in una gelateria Italiana (qui l'80% della popolazione ha origini Italiane) e poi a letto presto per via del bimbo"
    
Giorno 6 (9 dicembre 2015)  San Rafael  - El Nihuil -Dune del Nihuil - El Nihuil   Km  120  80 sterrati e 40 asfalto


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Partiamo in tarda mattinata dopo esserci salutati con la promessa di rivederci un giorno, forse a Barcelona o qui in Italia, dove non sono mai stati, tuttora siamo in contatto e qualche giorno fa mi hanno detto che il 25 aprile saranno a Barcelona.

Ci fermiamo a San Rafael una mezzoretta per fare un po’ di scorte, pane, carne suggerita dal macellaio che a me sembra una tagliata, frutta acqua e ghiaccio, si perché da queste parti vendono i sacchetti da 1 / 2 /3 Kg di cubetti di ghiaccio da mettere nelle ghiacciaie portatili, che sono molto diffuse, noi ne abbiamo una che poi lasceremo in un campeggio insieme al tavolo prima di ripartire.

Lasciamo San Rafael e ci dirigiamo verso el Medano del Nihuil,  così vengono chiamate qui le dune (Medanos) ma dato che le chiamano anche dune mi rimane il dubbio che "medanos" possa significare gruppo di dune, Erg, nonostante abbia fatto delle ricerche non sono riuscito a capirlo.
In pratica ritorniamo verso Il lago Del Nihuil dove eravamo passati due sere prima, ma per una strada diversa che attraversa  il Canyon del fiume Atuel, una zona molto bella e selvaggia, la strada è sterrata ma salvo inondazioni  o frane è percorribile da qualsiasi mezzo, il fiume è abbastanza turbolento e di sicuro è l'ideale per chi fa un certo tipo di sport,  ci sono alcuni campeggi che sono attrezzati per il canyoing e il rafting anche se non c'è anima viva e molti sembrano chiusi.

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Questi posti durante la settimana sono sempre vuoti, si riempiono nei week end, in particolare quando ci sono più giorni e arrivano anche i Porteňos, gli abitanti di Buenos Aires,  (abitanti del porto) che hanno da spendere ma sono lontanucci.
 Come in Italia, ad agosto, qui ci sarà il pienone a gennaio, il mese delle ferie  generali a parte chi se lo può permettere e  va quando vuole, noi siamo qui nel periodo antecedente al natale quindi non ancora in alta stagione (anche per i prezzi)

Il percorso è piacevole, fa caldo ma fortunatamente sul fiume è pieno di alberi, questa zona  più che semidesertica è quasi deserto,  salvo dove c'è acqua, in quel caso si formano delle bellissime oasi di verde dove farsi un pisolino o un pic nic, ci fermiamo verso le due del pomeriggio sotto gli alberi che costeggiano il Rio Atuel, la tagliata sembra bella a vedersi, vediamo se anche è buona, Antonella va a formaggio, pomodori e insalata ma io no, io vado a tutto! Tagliata ottima, pomodori, verdure, caffe (Moka) e si riparte per El Nihuil.

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Un capitolo a parte meritano i formaggi che hanno nomi Italiani ma non corrispondono assolutamente a quelli  Italiani, ad esempio il quartirolo non è il quartirolo ma è una specie di stracchino, il queso Sardo non è di pecora ma di mucca, el queso muzarela è una specie di sottiletta da fondere, non ho mai trovato un formaggio di pecora,  una volta ho chiesto a un pastore se faceva il formaggio di pecora e mi ha detto "no aqui no se usa!"  azz.. con tutte le pecore che ci sono in patagonia! sembra che ci si faccia lana e cibo, poi scopro che anche l'agnello si mangia poco, si predilige la carne di manzo e di maiale.

Devo però anche dire che a parte Mendoza siamo sempre stati in zone abbastanza rurali, paesini dove al massimo avevano 4 tipi di formaggi e due di prosciutto, penso che Enrico (BJDemolition) se leggera potrà correggermi almeno per le zone più a sud perché di sicuro da quelle parti l'agnello abbonda e io ne ho mangiati di buonissimi  in patagonia (Cordero in spagnolo) e di sicuro ci saranno anche ottimi formaggi di pecora.

Ci sono degli affluenti dell'Atuel che si immettono prepotentemente ne fiume, apportando acqua marrone piena di fango, terra e detriti, mi chiedo se è normale o se c'è stata da qualche parte un'inondazione, il tempo è abbastanza bello e non sembrerebbe così, forse si tratta di affluenti  che raccolgono le acque fangose dei dilavamenti delle montagne, non lo so e rimango con il dubbio.

Il Canyon mano a mano che proseguiamo si stringe sempre di più, fino a ridursi a due pareti verticali, mi sembra impossibile che si possa passare la dentro, anche se mi piacerebbe, di fatti la strada sale sul costone prima dell'ultimo restringimento, dirigendosi al di sopra, per un po’ rimaniamo su poi ridiscendiamo in una valle laterale che sembra il paradiso terrestre, tutto intorno rocce e sotto un'oasi di verde con quattro case, mancano pochi chilometri al Nihuil e la strada torna a costeggiare il fiume, il canyon si apre fino a diventare una valle e la strada un'autostrada, gli asini non ne vogliono sapere di spostarsi e ho dovuto dare un paio di strombazzate per farli muovere.

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Arriviamo a El Nihuil, un paesino di un migliaio o meno di abitanti, è nello stile Argentino di queste parti, strade sterrate e polverose,  circondato da Platani, Pioppi e Salici, con abitazioni basse e sparpagliate, qui lo spazio non manca e tutto è costruito mantenendo distanze da campagna, i paesi mi piacciono per questo, sono dei veri villaggi che io definisco a misura d'uomo, l'affollamento qui non sanno cosa sia (ma nelle città si) il centro del Nihuil è un incrocio di strade sterrate alberate come per quasi tutti i paesini, un posto piacevole e tranquillo, dove nelle ore di caldo non c'è nessuno in giro mentre nelle ore fresche si anima, anche se non è come essere a Rio de Janeiro.

Cerchiamo un camping, sulle mappe ne risultano 4 ma di fatti uno solo è praticabile perché degli altri tre, due sono apparentemente abbandonati e uno risulta essere un club privato di nautica che per campeggiare ci chiede più di un albergo, allora non rimane che il Camping San Cayetano,  è un camping all'Argentina, piazzole con pergolato e tetto di paglia, fogon (barbecue in mattoni con griglia per l'Asado) tavolo e panche.

Va detto che da loro il camping non è tanto pensato per il pernottamento ma principalmente per il divertimento diurno di grandi e bambini, molti ci vanno solo a passarci il giorno, affittano una o più piazzole in più famiglie e dato che hanno un bel po’ di figli il casino è assicurato, si portano dietro montagne di roba da mangiare, frigoriferi, palloni, racchette, paperelle e dulcis in fundo.. impianti audio portatili da stadio con i quali diffondono la loro musica a volte bella a volte un po’ meno, dato che quelli a fianco fanno la stessa cosa, ti ritrovi in mezzo ad un martellamento che ha come unica soluzione alzare i tacchi, i più giovani vanno avanti anche la notte, poi a gennaio diventa un tormento perché vanno tutti in ferie e li trovi tutta la settimana, i campeggi nelle zone che conosco sono quasi tutti così, d'altronde loro pagano proprio per quello, fare baldoria e l'asado, i campeggi come li intendiamo noi sono rari, spesso sono misti, una parte per i campeggiatori viaggiatori e una parte per i campeggiatori caciaroni anche se il confine è molto labile.

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Queste sono le loro usanze, un campeggio  guadagna molto di più con i locali che con i viaggiatori, in ogni caso è difficile che non ti accettino, casomai è il contrario ti accettano anche quando non dovrebbero perché non è detto che poi alla notte dormi. Adesso siamo soli, a metà settimana è sempre così, salvo a gennaio, ci prendiamo una piazzola, montiamo la tenda e subito dopo (sono circa le 5 del pomeriggio) ci assale la voglia di andare a vedere le dune del Nihuil, ci sono varie entrate da quello che vedo sulla mappa ma non ne conosco le difficoltà e non so quale è migliore o peggiore.

Le dune sono abbastanza vicine, una trentina di chilometri, decidiamo di entrare da sud, riprendiamo la provinciale sterrata che avevamo già percorso di ritorno dalla Payunia e dopo una ventina di km imbocchiamo una delle piste che si addentrano verso le dune, c'è vegetazione, cavalli e anche qualche isolato capanno, più che deserto sembra una steppa con chiazze di terra sabbiosa e avvallamenti che formano delle ampie e pozze d'acqua di qualche recente pioggia (confermando quanto diceva Ariel del niňo) procediamo con cautela, forse più di quanto occorra ma non conoscendo il fondo non vorremmo sorprese.
Superato l'avvallamento il fondo della pista si fa duro e un po sabbioso, si sale con ondulazioni abbastanza profonde a circa un metro una dall'altra, insomma bisogna andare molto piano per non spaccare tutto.

Raggiungiamo uno sperone dal quale si vedono finalmente le dune, sono contornate da un mare verde di bassi cespugli spinosi, inizia la pista di sabbia, grigia e abbastanza molle, c'è una discesa  e subito dopo una salita e noi che facciamo? scendiamo e ci rimaniamo subito dentro non proprio insabbiati ma semi immobilizzati, ad ogni tentativo di salire il mezzo si insabbiava e dovevo ricominciare, inoltre quando si insabbiava ed era nello sforzo maggiore poco prima di fermarsi tremava tutto,  eravamo all'imbrunire e non avevamo voglia di dormire in macchina e senza tenda (l'avevamo montata in campeggio perché pensavamo di fare solo un giretto) decidiamo di tornare indietro e ritornare all'indomani come previsto, almeno con il giorno avremmo avuto tutto il tempo di correre ai ripari se ci rimanevamo dentro (ma non avevamo fatto i conti con il sole) certo che il battesimo era stato già una frana non eravamo neanche arrivati alle dune che già zac..

Azz.. non ce la faccio neanche a tornare indietro, stessa storia, provo lateralmente, prendo più rincorsa niente da fare, puliamo un po’ sotto con una pala pieghevole, una paletta a dire il vero, quella che usiamo nei campi per la "realizzazione" del WC e che ci siamo portati dietro insieme a una mezza piastra di vetroresina.
Stavo per sgonfiare quando Antonella mi suggerisce di provare da un lato dove sembrava più duro e dopo qualche tentativo ce riesco a risalire, nel frattempo è diventato quasi buio, ci diciamo che per oggi ne abbiamo abbastanza e che all'indomani dovremo sgonfiare subito e provare prima il mini compressore (non si sa mai)

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Rientriamo con il buio ripassando per la zona sabbiosa, gli avvallamenti e le pozze d'acqua, dopo le pozze d'acqua mi distraggo e tiro dritto invece che girare (era buio) me ne accorgo dopo dieci minuti ma alla fine anche quella pista usciva sullo sterratone e quindi proseguo.
Al campeggio ci prepariamo qualcosa da mangiare, si sta bene, la temperatura è ideale e ce ne stiamo un po’ fuori a chiacchierare prima di infilarci nella tenda  e addormentarci in pochi secondi.


Giorno 7  (10 dicembre 2015)  Nihuil -Dune del Nihuil  Km 40 tutti sterrati e piste


Ci Svegliamo intorno alle nove e mezzo! e questo perché volevamo alzarci presto! è inutile mettere la sveglia se poi il telefono lo lasci dentro un sacco imbottito, dopo una colazione internazionale con fette biscottate e marmellata Cilene, caffe Italiano, pane e frutta Argentini, verso le 10 smontiamo tutto, perché come già previsto vogliamo fare campo sulle dune, sempre che ce la facciamo ad arrivarci.

Ieri sera siamo rientrati tardi e non abbiamo potuto comprare le cibarie, dobbiamo provvedere, andiamo in una "despensa" per comprare qualcosa di fresco, pane formaggio,  prosciutto, frutta, palta, (avocados) ghiaccio, certi negozi Argentini nei paesini un po’ fuori mano sono bellissimi, mi ricordano le botteghe di paese di quando ero piccolo, scaffali in legno, merci esposte su grandi scaffali dietro un bancone dove c'è il garzone che serve i clienti, incarta le mercanzie, prende i soldi e se si ricorda ti fa anche una ricevuta scritta a mano, bilance anni 50, giganteschi frigoriferi a parete rivestiti di formica con maniglioni e oblò, ventilatori appesi sempre in funzione, pavimenti di legno.  Molti cibi si vendono ancora sciolti come le uova o l'olio, sono dei bottegoni che vendono di tutto anche materiali edili, ferramenta, fertilizzanti ecc..

Abbiamo fatto tardi anzi tardissimo, anche perché i negozi hanno qualche lacuna, chi  ha finito l'acqua ma ha la frutta e il pane, chi ha finito il pane ma ha l'acqua, chi ha la frutta ma non ha tutto il resto, insomma ce li facciamo tutti e alla fine è quasi mezzogiorno, quando saremmo pronti per andare ci rendiamo conto che fa molto caldo e allora decidiamo di mangiare qualcosa sulle rive del lago, però ombra zero, allora ritorniamo al campeggio, in fondo è mezzogiorno e da queste parti sono molto tolleranti, l'importante è pagare in anticipo poi al giorno dopo puoi rimanere anche fino al tardo pomeriggio.
Spaghetti aglio e olio con qualche pezzetto di pomodoro, gli spaghetti sono l'unico ingrediente italiano, d'altronde anche una nota pubblicità dice che il segreto di una buona pasta è la pasta!

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Appena mangiato il sole picchia di brutto e sotto alle capanne del campeggio si sta benissimo, tiriamo fuori i materassini e ci facciamo una pennica di un'oretta.
Siamo consapevoli che la zona delle dune non è molto frequentata a meno che non ci sia in giro qualcuno come noi, una gara, un gruppo di appassionati, la dakar è passata di qua varie volte mi risulta, solo che noi siamo soli e non siamo piloti della dakar.

Finalmente alle 4 del pomeriggio partiamo in direzione delle dune, scherzando su quanto ci avremmo messo ad insabbiarci, questa volta entro da nord non da sud ed è meglio, si arriva prima, non c'è acqua e ancora non ci siamo insabbiati, Antonella mi prende in giro, proprio lei che poi è costretta a scavare più di me quando succede (e di solito succede).
Proseguiamo percorrendo uno sterrato sabbioso tra la solita bassa vegetazione spinosa che però qui è più fiorita di altre zone, ci sono dei bellissimi cactus che non so come si chiamino ma che ho già visto da queste parti, sembrano dei siluroni e sono alti anche due metri, fanno dei fiori rossi, anche se in quelli fotografati sono ancora chiusi.

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Il sole ancora picchia e brucia sulla pelle, fortunatamente all'ombra si sta bene perché l'aria è asciutta e c'è un po’ di vento, il problema è trovarla l'ombra, ci manca un tendalino ma questo lo sapevamo, in macchina non si sta male ma vorremmo scendere senza bruciarci, ci splamiamo la crema UV 50" ci mettiamo degli indumenti a maniche lunghe e ci copriamo la testa e la faccia il più possibile, non possiamo fare a meno di rimirare le dune con lo sfondo del cerro del nevado a 3820 m slm.

Si vedono in lontananza le dune, non abbiamo incontrato anima viva ne ieri ne oggi però tracce ce ne sono, inizia la pista di sabbia e se ne vede la fine sulle dune, la sabbia è grigiastra a volte marrone dipende forse anche dalla luce e i grani sembrano un po’ quelli di fiume più grossi e irregolari, in ogni caso noi decidiamo di insabbiarci di nuovo prima ancora di arrivarci!

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Mi bruciano i piedi con i sandali da trekking, Antonella sta peggio perché non molla mai le sue crocs maledette, con le crocs ha girato il mondo, dalla terra del fuoco alla Mauritania all'Iran, non le toglie mai anche quando fa freddo, ci mette i calzini, le ricompra sempre uguali color lilla, è riuscita a trovarne due paia anche in un supermercato in cile e sempre lilla.

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Tornando a noi, mi infilo le scarpe (che scottano lo stesso ma resisto) e sgonfio le gomme, prima con il manometro farlocco del compressore della LIDL poi a occhio per far prima, (anche perché con quel manometro è come farlo a occhio) rimetto in moto e dopo un paio di tentativi riesco a salire quel pezzetto,  proseguo, arriviamo al bordo della sabbia in un avvallamento, scendo e mi sembra molto compatta, mi accorgo che è meglio della pista, niente insabbiamenti.

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Scendo a dare un'occhiata a piedi ora che il sole è più sopportabile, mi accorgo che siamo in un catino cieco (almeno per noi) infatti la sabbia che dalla nostra parte è in leggera pendenza da far pensare che dall'altra parte sia più o meno uguale, in realtà nasconde una sorpresa, l'altro lato è molto diverso come si può vedere dalle tre foto che seguono.

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Sono più o meno le sei del pomeriggio, bisogna aspettare che cali ancora un po’ il sole per accamparci, tiriamo fuori la macchinetta e ci facciamo un caffe, mi metto con il mezzo in posizione da non prendere il sole di lato o in faccia, apriamo tutti gli sportelli e si sta benissimo sotto l'ombra del tetto del mezzo, c'è una brezza che stimola la pennica, ma il mezzo non è il nostro e non ha nessun letto, non possiamo neanche reclinare gli schienali perché i sedili posteriori sono occupati dai bagagli, però posso mettere un po’ di musica, The Three Tenors a Caracalla, Pavarotti, Carreras, Domingo.

c'è un panorama bellissimo sia dalla parte dunaria che verso il Lago Nihuil

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Ci accampiamo nell'avvallamento spostandoci sotto a un rilievo a ovest dove dovrebbe arrivare a breve ombra, in ogni caso adesso i raggi del sole sono molto molto più sopportabili, facciamo il nostro campetto, si cena con non mi ricordo con cosa, si scherza su quanto tempo ci metteremo domani a uscire fuori dal semi catino e si scherza un po’ meno sul dato di fatto che addentrarsi più all'interno dell'erg da soli e con questo mezzo potrebbe essere un po’ troppo rischioso per noi due.

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Si finisce inevitabilmente per parlare delle differenze con il Sahara e ne veniamo fuori solo quando decidiamo di non fare paragoni improponibili, Il Sahara non ha confronti per estensione sabbiosa, bellezza della stessa e colore. Il deserto Sudamericano non ha confronti per i Vulcani le lagune i Geisers, i salares e gli altipiani a quote stratosferiche.

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Il confronto tra i due deserti non esiste perché ognuno eccelle  per cose molto diverse lasciando all'altro primati che non possiede, questa è la mia opinione.
ci addormentiamo con questa certezza, meglio di niente!
 



 
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Messaggio Re: Los Andes 4: Il Racconto 
 
.....che brutti posti.............   
 




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http://www.youtube.com/watch?v=kRbP2QgW7Io&feature=related
 
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Messaggio Re: Los Andes 4: Il Racconto 
 
si possono dire le parolacce ??    beh le dico lo stesso perché rendono meglio il mio pensiero : porca pu++++a che posti !!
 



 
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