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La nostra Africa: 1^ tappa (07 nov-20 dic 2015)

La nostra Africa: 1^ tappa (07 nov-20 dic 2015)
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Messaggio Re: La Nostra Africa: 1^ Tappa (07 Nov-20 Dic 2015) 
 
Comprensibilissimo grazie. Io sono arrivato solo a Tan Tan, ma le mappe le ho e posso farmi un'idea di dove siete passati.
PS e OT: magari ci si vede al raduno di Ales il 20 Febbraio in quel di Gorizia



 
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 Gigitoyota [ Sabato, 06 Febbraio 2016, 12:51 ]


La nostra Africa: 1^ tappa (07 nov-20 dic 2015)
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Messaggio Re: La Nostra Africa: 1^ Tappa (07 Nov-20 Dic 2015) 
 
Sicuramente, con quale vieni delle tre?



 
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 rommel1 [ Sabato, 06 Febbraio 2016, 13:31 ]
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Messaggio Re: La Nostra Africa: 1^ Tappa (07 Nov-20 Dic 2015) 
 
80 bianco, con portiere posteriori tipo ambulanza! Le altre toyota materialmente non le ho più ... nel cuore però  



 
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 Gigitoyota [ Domenica, 07 Febbraio 2016, 17:33 ]
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Messaggio Re: La Nostra Africa: 1^ Tappa (07 Nov-20 Dic 2015) 
 
Grazie per le emozioni che riuscite a trasmettere.....sono letteralmente affascinato dal racconto e dalle foto.....prima di vedere le mappe "giravo" su google maps ai limiti dello zoom per cercare traccia "delle vostre tracce"....fantastico...



 
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 sbrune [ Domenica, 07 Febbraio 2016, 19:34 ]
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Messaggio Re: La Nostra Africa: 1^ Tappa (07 Nov-20 Dic 2015) 
 
Bello, bello, bello....
gran bel viaggio, ottimo resoconto
tante informazioni
grazie
Carlo



 
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 nuvolanera [ Domenica, 07 Febbraio 2016, 19:39 ]
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Messaggio Re: La Nostra Africa: 1^ Tappa (07 Nov-20 Dic 2015) 
 
XXVIII giorno venerdì 04/12/2015
Km 403534

Mi alzo un paio di volte stanotte per andare in bagno e, definitivamente, alle 5.00 quando il muezzin mi sveglia col suo richiamo. Ebbene si, pur essendo in mezzo al nulla, pur essendoci villaggi piccolissimi, le moschee sorgono ovunque. Capisco che se si chiama Repubblica Islamica di Mauritania un motivo c’è, ma qui esagerano di brutto con la religione, anche se, ad essere sincera, il mio abbigliamento non reca disturbo e, al contrario dell’Iran, gli uomini parlano volentieri con me. Alle 6.00 sveglio Ezio che, come al solito, non ama alzarsi presto. Mezz'ora dopo siamo pronti per raggiungere il confine, ieri sera avevamo gonfiato i pneumatici convinti di farcela a superare le dune a 2,9. Sbagliato!! Siamo costretti a sgonfiarle per superare il primo tratto, solo poche centinaia di metri, e poi rigonfiamo. Arrivati nuovamente all’ingresso del parco  salutiamo con dispiacere i nostri due compagni di viaggio, Claudio e Katia, e ripassiamo i controlli.  Al “negozio” compriamo gasolio, qui lo hanno solo in taniche, un po’ di biscotti e sigarette. Alle 8.15 siamo alla  frontiera di Diama. Alla dogana, dove non ci controllano neanche la macchina, ci chiedono 3.000 ou per darci il permesso di passare (con ricevuta). Li paghiamo ma questi sono gli ultimi che abbiamo. Al controllo di polizia ce ne chiedono altrettanti, gli diciamo che non abbiamo più soldi e lui ci lascia andare senza pagare. La domanda sorge spontanea: se ci lascia andare senza pagare e senza che lui abbia problemi, se avessimo pagato sti soldi dove sarebbero andati a finire? Mah!!! Prima di uscire definitivamente dalla Mauritania ci si avvicina un uomo che ci chiede 500 ou per la “tassa cittadina”, anche a lui diciamo che non abbiamo soldi e si accontenta, a mò di pagamento, di una mia maglietta. Mah!!!


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frontiera maura


Alle 8.45 siamo al confine senegalese.

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Confine senegalese


Appena entrati ci chiedono 4.500 cfa per il passaggio appena fatto della diga, anche a lui spieghiamo che non abbiamo ancora cambiato euro in cfa e ci lascia andare con la promessa che appena fatto il cambio saremmo ritornati a pagare il pedaggio. Subito, a destra della strada, troviamo gli uffici della polizia, ci mettono il timbro d’ingresso e ci lasciano andare dopo aver controllato l’interno del Boss. A sinistra c’è la dogana e lì la cosa si complica leggermente. Il doganiere ci dice che ci può fare il pass avant valido solo 48 ore e che solo a Dakar possiamo fare timbrare il carnet du passage. Anche quando gli ricordiamo che oggi è venerdì e che fino a lunedì gli uffici saranno chiusi è irremovibile su questo punto, anche se, ad essere sinceri, prova a fare una telefonata al capo per  chiedere se poteva fare uno strappo alla regola. Azz!!! Siamo costretti ad andare a Dakar e poi tornare indietro. Pazienza faremo così. Per le pratiche doganali ci chiede 2.500 cfa. Dietro gli uffici doganali si trova un piccolo bar gestito da una signora gentile che ci cambia i soldi (1 € = 640 cfa), ci fa l’assicurazione, che paghiamo in euro (40 €) e ha anche le schede telefoniche. Morale alle 10.00 siamo su asfalto e cerchiamo di arrivare a Dakar prima della chiusura degli uffici.

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appena superato il confine senegalese


Subito dopo il confine la situazione migliora un po’ nel senso che ci sono più paesi e la reperibilità di cibo o altro più accessibile. Certo è sempre un paese africano quindi non è che bisogna aspettarsi più di tanto, ma qui si respira un’aria di “ricchezza” rispetto alla Mauritania. La prima cosa che a nostre spese  notiamo sono i dissuasori di velocità, infatti ne prendiamo subito uno che ci fa fare un bel salto. Ok, staremo attenti anche a quelli!!
Non abbiamo molto tempo per goderci il panorama perché, anche se ci sono meno di 300 km dalla capitale, la situazione strade non è delle migliori e il traffico intenso, inoltre una miriade di furgoni adibiti a taxi si fermano senza preavviso per far salire persone rallentandoci. Alcune di queste persone sono bambini di 7/8 anni, penso che se un genitore italiano vedesse il proprio figlio arrampicarsi in corsa su uno di questi furgoni avrebbe un infarto.


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Veicolo senegalese


Continuiamo senza soste e, dopo la città di Thienne, il traffico aumenta in maniera esponenziale, sono le 14.00 e la paura di non arrivare in tempo aumenta. A circa 30 km dalla capitale vediamo un’insegna dell’autostrada e, anche se a pagamento non ci lasciamo sfuggire l’occasione di aumentare la nostra velocità e la prendiamo. Alle 15.00 siamo davanti agli uffici della sede centrale della dogana senegalese (indicataci dall'Ambasciata Italiana a Dakar come ufficio preposto al timbro del cdp), dove ci rimandano a destra e a sinistra in vari uffici nei quali nessuno sembra capire cosa ci serve. Finalmente un addetto ci dice che siamo nel posto sbagliato e che dobbiamo dirigerci al molo II. Ci vedono un po’ smarriti e quindi ci fanno accompagnare da, credo, un sottoposto. Quindi il viaggio per il centro città, congestionato dal traffico di vetture di ogni genere pieno di smog e con un’umidità che rasenta il 90%, lo faccio seduta “comodamente” sul portaoggetti del Boss. Arriviamo in porto, parcheggiata l’auto alla meno peggio, entriamo negli uffici doganali del molo II. All’ingresso la guardia ci “piazza” un tizio, scopriremo presto essere un traffichino, che in due ore riesce a regolarizzare il carnet, naturalmente dietro una lauta mancia.
 Non importa, ora siamo decisamente molto sollevati. Liberi dalle incombenze burocratiche ci tocca rifare il centro per andare verso il Lac Rosè. È tardi, oggi è tutta una corsa, arriviamo al lago verso le 18.30. L’umidità è pazzesca, c’è addirittura la nebbia, non volendo passare la notte in uno dei innumerevoli alberghi della zona, ci dirigiamo verso l’oceano e ci infiliamo in un boschetto d’alberi tra le dune in modo da non essere visibili. L’attacco di zanzare ci fa fare una cena velocissima, che dopo il “non pranzo” non è il massimo, e andare in tenda alle 20.00. Il caldo e l’umido sono micidiali, pur aprendo tutte le aperture della tenda rigorosamente con le zanzariere abbassate, non c’è sollievo. Quindi adesso tutta la sabbia la polvere e la sporcizia accumulata sono ben incollate al mio corpo. MY ! GIOIA!!!! Comunque mi addormento, la stanchezza vince sul caldo.



XXIX giorno sabato 05/12/2015
Km 403894

Sveglia alle 6.30, c’è meno umido rispetto a ieri sera, ma c’è ancora caldo. Sveglio Ezio, siamo soli ed in  anticipo rispetto al rollino di marcia quindi l’uomo può dormire di più stamattina.


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il boschetto dove abbiamo pernottato


Subito dopo aver sistemato il tutto per la giornata ci rechiamo al lac Rosè che sarebbe  una laguna d'acqua circondata da dune. Sono le 8.30 e la giornata non è l’ideale mi sa per apprezzare a pieno il luogo. Dalle informazioni avute avremmo dovuto trovare un cielo azzurrissimo ed il lago rosa (dato all'alta concentrazione di sali minerali), invece il cielo è grigio e il lago marrone. Si vede che non è destino!!. La zona è nota a molti fuoristradisti perchè una volta qui si festeggiava la fine della famosa Parigi – Dakar. Molto suggestiva la salina che si trova sulla sponda del lago.

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il Lac Rose


Il periplo del lago comunque merita farlo, è circondato da villaggi e le coltivazioni di verdura si sprecano. Ne  approfittiamo per comprare pane fresco, pomodori e, cosa mai vista da un mese a questa parte, cetrioli. Completato il giro ci fermiamo presso le bancarelle per gonfiare i pneumatici, ed io approfitto della sosta per vedere se, almeno in Senegal, si possa comprare qualcosa di artigianato. Qualcosa troviamo ed alla fine ne risultiamo soddisfatti. Ddopo aver fatto la foto di rito con il simpatico venditore,  lasciamo il lago per dirigerci nuovamente verso nord. Per non rifare il medesimo percorso di ieri, prendiamo una strada fatta recentemente visto che  né il Garmin né le altre mappe in nostro possesso riconoscono. Qui il traffico è pari a zero e i fastidiosissimi, nonché molteplici, rallentatori non ci sono ancora quindi la nostra avanzata verso Saint Louis è più veloce e più piacevole rispetto a ieri. Breve sosta all’ombra di un’acacia per pranzo e poi ancora asfalto. A circa 70 km da Saint Louis riprendiamo la stessa direttrice di ieri e in un paese chiediamo dove possiamo acquistare una cartina stradale del Senegal. Tutti ci dicono che qui non ce ne sono e forse, ma anche no, le possiamo trovare a Dakar. Va beh! ne faremo tranquillamente a meno considerato che a Dakar non ci torneremo di certo, troppo caotica e inutile da visitare. Lungo la strada cominciamo a veder qualche esemplare di avvoltoio.


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Nel primo pomeriggio lasciamo l’asfalto e prendiamo una pista che ci porta verso il parco De Le Langue De La Barberie, dove dovremmo trovare un campeggio,  gestito da svizzeri, spero ci sia ancora. Il Zebrabar, consigliatoci dall'amico Frenesia, non solo esiste ancora ma è un posto bellissimo e, soprattutto, pulito. Per me è come vedere la luce dopo un lungo tunnel molto molto buio.


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camping Zebrabar


Fatte le presentazioni, pattuito che ci fermeremo due notti, posizionato il Boss, ci sviliamo i vestiti e,  indossati i costumi ci tuffiamo nella laguna. È piacevolissimo farsi una bella nuotata e stendersi al sole a rilassarci dopo un mese di solo disagi.


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la spiaggia del campeggio Zebrabar


Ce la prendiamo comoda fino al tardo pomeriggio quando, a malincuore, ritorniamo verso il fuoristrada per una doccia, il bucato e per preparare la cena, stasera aglio olio e peperoncino. Mentre stiamo mangiando si avvicinano due ragazzi, li sentiamo parlare e sono italiani. I primi turisti italiani che incontriamo da quando siamo partiti. Si fermano volentieri a parlare con noi e, oltre ai loro nomi Matteo e Silvia, scopriamo che sono di Pordenone e che abbiamo degli amici in comune. Com’è piccolo il mondo! Dopo cena si continua a chiacchierare piacevolmente mentre si beve l’ultimo goccio di grappa e raccontandoci le nostre impressioni su questo viaggio. I due ragazzi si sono licenziati e presi un anno sabatico per girare l’Africa, il loro problema, e forse sarà anche il nostro, viaggiando in moto non se la sentono di attraversare il Mali e la Nigeria e quindi proveranno a ritornare in Marocco, lasciare lì la moto ed, in aereo, andare in Kenia una volta lì vedranno come girare il resto del continente. E io che mi lamento sempre del modo in cui viaggiamo, in confronto a loro si viaggia in super lusso. È tardi, è l’una e mezza, andiamo a dormire.



XXX giorno domenica 06/12/2015
Km 403894

Mi sveglio alle 7.30 solo perché devo andare in bagno, mi alzo malvolentieri e, sorpresa, appena metto piede a terra vedo un paio di scimmie che girano indisturbate per il campeggio. In attesa che Ezio si svegli, oggi può dormire fin quanto vuole, passo il tempo finendo di fare il bucato, manicure, pedicure e mi rilasso in attesa di tornare in spiaggia ad abbronzarmi. A metà mattinata andiamo in spiaggia e constatiamo che  è invasa da granchi, ce ne sono di rossi e di blu. E' fantastico stare stesi in totale relax, nessuno di loro si avvicina ed Ezio riesce anche a filmarli.


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Sono molto buffi nei loro movimenti, con la chela grande prendono la sabbia la filtrano per poi sputarla fuori creando delle palline di arenile. Verso mezzogiorno lasciamo la spiaggia per andare in paese,  il caldo è soffocante ma il bisogno di pane fresco è più importante. Non ci si mette molto a piedi, circa 10 minuti, ad arrivare in paese, che non offre molto anzi si riesce a trovare ben poco. Ritorniamo in campeggio per pranzare e rilassarci un po’. Nel primo pomeriggio, mentre Ezio pulisce il Boss, io torno in spiaggia. Che sfiga il cielo si è annuvolato. Poco male ritorno vicino all’auto e passo il resto del pomeriggio leggendo un libro. Anche Ezio, finite le pulizie, si rilassa steso su un'amaca. All’ora di cena, stasera pasta col pesto, ritornano i ragazzi per cenare tutti insieme e finire la chiacchierata interrotta ieri sera. Devo dire che lo Zebrabar è il posto ideale per trascorrere un paio di giorni, non solo il posto è pulito e l’acqua delle docce calda, ma se uno vuole c’è anche il ristorante dove poter mangiare qualcosa di caldo. C’è anche la possibilità, cosa che noi per stanchezza non abbiamo fatto, di noleggiare una barca o prendere gratuitamente una canoa del campeggio per fare un giro nella laguna. Verso le 23.00 andiamo a dormire.



XXXI giorno lunedì 07/12/2015
Km 403894  

Sveglia alle 7.30, provo ad andare a piedi a vedere l’alba ma anche oggi c’è parecchia foschia dettata dalla forte umidità. Stamattina niente scimmie ma zanzare, mi rifugio in auto in attesa di svegliare il maritino. Alle 8.30, pagato il campeggio e salutato i ragazzi ci avviamo verso il delta del Sinè-saloun, inizialmente su pista, giusto per non perdere l’abitudine, poi su asfalto.

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Questa, dopo Dakar, è la zona più turistica del Senegal quindi ne approfittiamo per comprare generi di conforto che fin ora non avevamo trovato e dei regali, una cesta di vimini coloratissima   e 2 confezioni di marmellata. Verso le 14.30 ci fermiamo e, per la prima volta dopo un mese, ci concediamo il pranzo in un ristorante. Non tanto per fame ma piuttosto perché vogliamo provare alcune specialità locali. Da queste parti è facile trovare ristoranti decenti che hanno anche le tovaglie. Ordiniamo poulet yassa e il mafè. Squisiti entrambi ma il mafè, uno stufato di carne con le arachidi, è eccezionale. Usciamo dal ristorante pieni come oche e proseguiamo verso il delta e l’oceano. Il traffico aumenta così come gli alberghi di lusso, le ville private con giardini lussureggianti e supermercati ben forniti. Ci facciamo un giro in macchina, il caldo e l’umidità sono spaventosi, in giro osserviamo che ci sono parecchi turisti in particolare francesi. Il posto è bellissimo e le spiagge immacolate e senza immondizia a deturparle, sembra di essere in un altro stato. Proseguiamo verso Saly, che con i suoi hotel di lusso è la regina del turismo senegalese, e Mbour, il più grosso centro urbano della regione. Qui c’è anche un importante centro ittico e il mercato del pesce che noi non riusciamo a vedere perché è pomeriggio inoltrato e l’attività ferve di mattina. Abbiamo necessità di allontanarci dai centri abitati, non vogliamo fermarci in hotel e non troviamo campeggi, quindi ci lasciamo alle spalle Mbour ed ad un certo punto deviamo su pista per trovare un posto tranquillo. Alle 18.30 facciamo centro e, nelle vicinanze di un baobab, facciamo campo. Vicino a noi ci sono villaggi ma, a parte un signore su un carretto, non ci disturba nessuno. Non usciamo neanche tavoli e sedie, siamo ancora satolli dal pranzo e Ezio si mangia solo un paio di fatte d’anguria, e alle 19.30 siamo già in tenda, anche per non farci mangiare dalle zanzare. Ci vediamo qualche sketch di zelig sul tablet poi ci addormentiamo.


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 rommel1 [ Lunedì, 08 Febbraio 2016, 14:52 ]
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Messaggio Re: La Nostra Africa: 1^ Tappa (07 Nov-20 Dic 2015) 
 
Grazie



 
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 Gigitoyota [ Martedì, 09 Febbraio 2016, 17:13 ]
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Messaggio Re: La Nostra Africa: 1^ Tappa (07 Nov-20 Dic 2015) 
 
XXXII giorno martedì 08/12/2015
Km 404463

Mi sveglio stanotte per il caldo e per fare pipì ma poi riesco a riaddormentarmi. Qui non è tanto il caldo quanto l’umido che ti ammazza, ma sopporto, ci sono state situazioni decisamente peggiori di questa. Considerato che  non siamo troppo distanti da nostro prossimo obiettivo, il parco di Niokolo Koba, stamattina ce la prendiamo comoda. Ieri ho dimenticato di segnalare che ci siamo fermati al parco Bandia per visitarlo ma qui è imperativo avere la guida e, visto che in macchina non abbiamo posto e per andare coi loro mezzi ci sparano 40.000 cfa,  e in più non ci danno la certezza di avvistare animali, desistiamo dal visitarlo e puntiamo tutto sul Niokolo Koba nella speranza che sia aperto. Patiamo alle 8.45 e, fatti pochi km, veniamo fermati da un poliziotto che ci vuole fare la multa perché abbiamo uno stop che non funziona. Ma che c+++o!!!! Vanno in giro con auto così scassate che stanno in piedi con colla e sputo e questo ci vuole multare per un fanalino? Mentre Ezio discute col poliziotto si accorge che questo ferma un camion che, senza quasi fermarsi, gli allunga una “mandorla”. Incredibile il tasso di corruzione in questo paese. Comunque andiamo via senza pagare la fantomatica multa dopo che il marito risulta persuasivo. Da qui in poi la strada asfaltata è piena di buche enormi per poi trasformarsi in una pista polverosissima piena di camion e auto, la successione, asfalto bucato pista, prosegue fino a Kaolak. Praticamente per fare 75 km ci mettiamo 2 ore e siamo coperti di polvere.


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Dopo Kaolak la situazione stradale migliora notevolmente. Piccola sosta, a circa 20 km da Tambacounda, per pranzo. La raggiungiamo nel primo pomeriggio ma non ci fermiamo in città preferendo proseguire verso Kedougou, praticamente verso il confine con la Guinea, che da qui dista 230 km. A circa 30 km da Dar Salam deviamo per il campeggio Wassadou che è nei pressi del fiume Gambia. Il campeggio è grande ma, come tutto qui, è mal tenuto, ci fermiamo lo stesso, il posto è sicuro, e c’è anche la possibilità di mangiare al ristorante. Anzi per campeggiare è obbligatorio farlo. Chiediamo anche di poter fare un giro in piroga lungo il fiume per ammirare ippopotami e coccodrilli da vicino, ci dicono che è possibile ma bisogna aspettare fino alle 16.30.  Per ammazzare il tempo, manca un ora all’appuntamento, apriamo la tenda, durante l’operazione ci accorgiamo che siamo circondati da babbuini e da meravigliosi uccelli. Puntuali facciamo sto giro in piroga, le zanzare e il caldo non danno tregua, ma non vogliamo farci scappare l’occasione di vedere, da un’altra prospettiva, gli animali. Molti varani, ibis e altri uccelli e, riusciamo a vedere, anche se da lontano, un ippopotamo.


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 martin pescatore

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pescatore

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 ippopotamo

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varano

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babbuino


Dopo un ora rientriamo in campeggio per farci una doccia, ovviamente l’acqua e fredda, e per vestirci per andare a cena. Come dicevo prima qui è obbligatorio consumare il pasto al ristorante, io faccio la furba e dico che soffro di allergie alimentari quindi cena solo Ezio, non è male ma le porzioni di pollo e patatine fritte sono decisamente piccole. Ceniamo in compagnia di una coppia belga, la conversazione è un misto tra tedesco inglese e francese, ma procede piacevolmente per tutta la durata del pasto. Patrik e Cristine hanno deciso di trasferirsi in Zimbawe, scelta coraggiosa ma, al momento, non fa per noi. Domani ci si deve alzare presto per andare a visitare il parco, quindi a letto alle 21.30.



XXXIII giorno mercoledì 09/12/2015
Km 404839

Stanotte è stata la più fredda fin’ora, ma quello che mi ha tenuto sveglia per gran parte della notte sono stati i versi delle scimmie e dell’amico ippo. Mi alzo alle 6.00 e cerco di trovare un bagno decente dove fare i bisogni. Sarà un’impresa, ma riesco nell’intento e, dopo aver pagato il campeggio siamo pronti per andare al parco. Alle 8.30 siamo già all’ingresso del parco dove parlo col capo delle guide che ci spiega le regole da seguire se vogliamo visitarlo. La guida è obbligatoria, che possiamo entrare anche se l’apertura ufficiale sarebbe il 15/12, che l’erba è molto alta e fitta perché quest’anno ha piovuto molto e i ranger non hanno ancora disboscato, e che per questo motivo gli animali saranno più difficili da vedere. Sarà una scusa? Non ci lasciamo scoraggiare, neanche dal prezzo, stavolta vogliamo entrare e, pagato l’ingresso (20.000 x 2 persone e per l’auto) e la guida (10.000), posizionato Ezio sul portapacchi, la guida, tale Blaize, rimarrà seduta comodamente per tutto il giorno sul sedile del passeggero, mi metto al volante e entriamo nel parco. Che delusione!!! Il parco è tenuto malissimo, poche le piste aperte e le altre chiuse a causa di cattiva manutenzione, inoltre, dopo ore, avvistiamo pochissimi animali.


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Mi rendo conto che i costi di gestione di un parco così grande sono elevati, che qui non arrivano frotte di turisti ma questo è uno scempio. Verso le 12.30 ci fermiamo presso l’hotel Simenti per mangiare, non vi dico le condizioni del posto che, se tenuto bene, avrebbe notevoli capacità. Il “ristorante” su affaccia sulle sponde del fiume Gambia in un’ansa meravigliosa dove al sole sono stesi parecchi coccodrilli, gli unici che vedremo in tutto il giorno.


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Mangiamo qualcosa al volo per velocizzare la nostra partenza, ma Blaize ci dice che è inutile andare via prima delle 14.30 perché in queste ore gli animali dormono. Ma quali animali??? Per ingannare il tempo, mancano ore alla nostra partenza, a piedi raggiungiamo una pozza nelle vicinanze per vedere se abbiamo più fortuna. Fortuna? Un po’. Riusciamo a vedere molti uccelli, simpatici i martin pescatori, ma di altri animali neanche l’ombra.


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 martin pescatore all'opera


Ci continua a dire che è colpa dell’erba alta ma a questo punto sono sicura sia una scusa. Infatti oggi è il 9/12 l’apertura ufficiale il 15/12, tra una settimana, con l’anda che hanno di lavorare, qualcuno mi deve spiegare come faranno a potare piante, bruciare l’erba e disboscare tutto il parco!!!!! Sempre più delusi e incazzati decidiamo di uscire dal parco. Arriviamo in macchina e ci accorgiamo che, nel frattempo, parecchie scimmie si sono introdotte nell’abitacolo rubando tutte le caramelle ed i ciupa ciupa, simpatiche? Anche no!!!


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Durante il percorso inverso riusciamo a scorgere delle antilopi in lontananza e basta. Lasciata la guida all’ingresso, alle 18.30, e anche se tardi e qui c’è un campeggio, preferiamo non spendere altri soldi inutilmente. Fare campo libero è più salutare. Ci dirigiamo verso Missirhà, dove contiamo di prendere una pista. Pista trovata e subito cerchiamo di trovare un posto decente dove far campo. La zona è altamente popolata e siamo costretti a fermarci in un campo coltivato a grano con l’erba  altissima, non è proprio un bel posto ma almeno è al riparo da occhi indiscreti. Anche stasera c’è una forte umidità, ma niente zanzare, e la tenda è ancora umida da ieri quindi, oltre al luogo, anche il nostro letto non è proprio confortevole. Prima di addormentarmi faccio delle considerazioni: il Senegal è deludente, fin’ora non c’è stato nessun posto o paesaggio che mi abbiano entusiasmato e, a parte lo zebrabar vicino a Saint Louis, non abbiamo trovato nessuna struttura decente. Spero in giorni migliori.

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 rommel1 [ Martedì, 09 Febbraio 2016, 17:43 ]
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Messaggio Re: La Nostra Africa: 1^ Tappa (07 Nov-20 Dic 2015) 
 
Letto al termine di una gionata lavorativa.....fantastico come sempre.....
grazie



 
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 sbrune [ Martedì, 09 Febbraio 2016, 17:57 ]
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Messaggio Re: La Nostra Africa: 1^ Tappa (07 Nov-20 Dic 2015) 
 
XXXIV giorno giovedì 10/12/2015
Km 404994

Stamattina mi alzo e trovo tutto bagnato, non solo la tenda ma anche i sacchi a pelo i cuscini i vestiti e le scarpe che ho lasciato fuori. Che palle!!! Mi sa che stasera dovremmo fermarci presto in modo da far asciugare il tutto. Guardando sul navigatore il giro fatto del parco ci accorgiamo che abbiamo percorso sempre le stesse strade e visto praticamente il buco del culo del parco. Altra presa per i fondelli!! Ho sempre amato l’Africa e i suoi abitanti ma sinceramente non pensavo fossero così indisponenti e pronti a fregarti alla prima occasione. So che la maggior parte di loro ha molto meno di noi, ma questo non giustifica il comportamento di molti di loro. Stamattina sveglio Ezio presto, alle 7.30, il posto non è sicuro e di giorno siamo troppo visibili dalla pista praticata da numerosi motorini e carretti trainati da muli. Mentre preparo la colazione mi provoco un brutto taglio in un dito, non riusciamo a farlo smettere di sanguinare, mi sa che ci vorrebbero dei punti, ma tra cerotti e fasce riusciamo a curarlo alla meno peggio. Poco dopo essere partiti prendiamo una pista verso Velingara, pista bellissima anche paesaggisticamente.

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Ad un certo punto la pista si restringe, e forse sbagliamo anche percorso, ma non è mai troppo difficile da fare. Giunti a Velingara facciamo gasolio, azz…a 1.06 € al litro!! Da Veligara la strada peggiora notevolmente, praticamente buchi enormi circondati da asfalto vecchio, ma per fortuna, dopo circa 20 km, l’asfalto si trasforma magicamente. Qui il manto stradale è in perfette condizioni, forse perché fatto con contributi americani. A circa 15 km da Kolda ci fermiamo per un pranzo veloce e, raggiunta Kolda, per la prima volta dopo la direttrice per Dakar ad un chek point ci chiedono di mostrare il carnet. Il primo poliziotto controlla approfonditamente i documenti mentre l’altro si incazza col primo per averceli chiesti. Valli a capire!!!! Giunti a Sare Yoda Diega invece veniamo fermati ed Ezio è costretto a scendere dal Boss per andare a mostrare i documenti in una specie di gabbiotto. Tutto questo perché siamo entrati in Casamance? Strano mancano ancora 40 km per Tanaf.  Boh!!! Dopo Tanaf le strade ripeggiorano, più che chiamarle strade sono piste molto polverose, così adesso oltre a sabbia e polvere abbiamo anche uno strato color rosso su tutto il povero Boss. A circa 80 km da Ziguinchor il panorama cambia di brutto, adesso sembra di stare nella foresta amazzonica, verde accecante, alberi altissimi e tutta una serie di acquitrini.

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Arriviamo a Ziguinchor verso le 17.00, la città è orrenda, le strade pessime, la sorvoliamo velocemente. Mezz’ora dopo iniziamo a guardarci intorno per trovare un posto dove fare campo, ma la foresta qui è quasi impenetrabile, gli unici posti “puliti” da erba e alberi sono quelli in prossimità delle capanne. Non avendo scelta ci addentriamo attraverso una piccola radura dove, vicino ad una capanna,  parcheggiamo il Boss. Immediatamente esce fuori il padrone di casa, dopo le presentazioni gli chiediamo se possiamo fare campo qui stanotte. Lui, non solo dice di si, ma addirittura ci invita a passare la notte a casa sua. Decliniamo gentilmente l’invito e iniziamo ad aprire la tenda e ad imbastire la cena. Mentre stiamo lavorando si avvicina il figlio che, in dono, ci porta una manciata di noccioline appena tostate, ne mangiamo un po’,  il resto lo conserviamo per domani, sono buonissime. Il ragazzo ci invita a visitare casa sua e noi non ce lo facciamo ripetere due volte. È una capanna, il minimo indispensabile x vivere, ma alla fine non manca niente. Siamo noi che riempiamo le nostre case con cose assolutamente inutili. La cucina è fuori, il fuoco acceso sotto una pentola annerita dal fumo e, mentre il padre sistema il gregge, la madre “sfoglia” il riso. Lo fa all’interno di un grosso pestello e con un lungo bastone lo pesta.


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È un lavoro duro, è tutta sudata e ha il fiatone, ma continua il suo lavoro imperterrita. Il risultato lo pone in un “piatto” di vimini e, con movimenti precisi, separa il riso dal suo guscio, il guscio viene dato in pasto alle galline. Qui non si spreca niente! Insomma per mangiare un po’ di riso bollito ci vogliono 2 ore di duro lavoro, altro che andare a comprarlo in supermercato, ed è ancora crudo!!! Ci accolgono con estrema ospitalità, anche i cugini vengono a vedere i 2 turisti italiani fermatisi qui per caso, sono tutti sorrisi e abbracci. Non vogliamo disturbare più di tanto e, salutata la famiglia,  ritorniamo nei pressi del Boss.


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Ovviamente, per la loro gentilezza, gli lasciamo delle magliette in regalo. Subito dopo cena, non siamo riusciti ad esimerci dall’attacco delle zanze, saliamo in tenda. Fatico a prendere sonno, la tenda e il resto sono ancora bagnati dalla sera prima, e appena ti muovi sudi anche se tutte le finestre rimangono rigorosamente aperte. Alla fine il sonno vince su tutto, sono le 23.30.




XXXV giorno venerdì 11/12/2015
Km 405409

Alla fine stanotte non si è dormito così male, la tenda come i cuscini e i sacchi a pelo sono ancora umidicci e non vi dico  le condizioni dei miei capelli, se fossero gli anni ’80 sarei strafiga. Inoltre stamattina niente zanzare, salutiamo la famiglia e ci dirigiamo verso Cap Skiring. Raggiunta la località balneare ci accorgiamo che ci sono molti turisti, molti alberghi,  molti ristoranti e la spiaggia è meravigliosa. Cerchiamo a lungo un accesso alla spiaggia ma ne troviamo ben pochi perché quasi tutti ormai occupati o da residenze private o da alberghi, alcuni anche a 5 stelle. Troviamo, a caso, il villaggio dei pescatori, posto magnifico anche se l’odore dei pesci messi a seccare al sole non è dei più gradevoli.


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Durante la nostra passeggiata sulla spiaggia veniamo raggiunti da molte persone che ci invitano a mangiare in uno dei tanti ristoranti della zona, li allontaniamo tutti gentilmente tranne uno, full-time si fa chiamare, e contrattiamo con lui il pasto di mezzogiorno a base di pesce e precisamente  pesce alla griglia, aragoste e granchio. Ci facciamo un giro tra i pescatori, ai quali non piace farsi fotografare o che noi fotografiamo il loro villaggio, e poi andiamo in paese per farci una passeggiata in attesa dell’ora di pranzo.


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I prezzi, anche se il luogo è altamente turistico, non subiscono variazioni rilevanti e infatti, in un negozio di cianfrusaglie, noto in un angolo una sedia di legno impolveratissima ma bellissima, è intagliata in un unico pezzo di tronco d'albero. Mi avvicino con circospezione ma il proprietario si accorge subito del mio interesse per il pezzo. Dice che ho l’occhio buono per le cose belle e che questo è il pezzo più antico della sua boutique. Non stiamo lì a cincischiare troppo, lui spara 150 € e io 20. Lui ribassa un po’ noi saliamo un po’, per farla breve ce la portiamo vi per 40 €. Noi felicissimi lui un pò meno…….c’est la vie!! Adesso oltre all’enorme cesto, abbiamo anche una sedia! Mi chiedo come faremo a portare tutto a casa. Poi ci fermiamo in banca per cambiare degli Euro, la fila è lunghissima ma la guardia non solo ci compila le carte per fare il cambio ma ci fa passare davanti a tutti. Anche se qui gli abitanti sono molto insistenti, ti chiamano, cercano di venderti la qualsiasi, tentano di farti mangiare nei loro ristoranti o di farti dormire in qualche albergo gestito da loro amici, sono tremendamente carini e, se tu li allontani gentilmente, alla fine non ti rompono più di tanto. Strada facendo la nostra attenzione viene catturata da un veicolo di qualche eccentrico straniero bianco.


 
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Dopo lo shopping ritorniamo nel villaggio di pescatori per gustarci il pranzo. Il posto è bello il cibo meglio: antipasto con granchio gigante e le chele delle aragoste e verdure fresche, poi un paio di pesci, non identificati, alla griglia con patate fritte, per finire in bellezza con riso bollito e aragoste. Il pasto migliore, per me supera la tajine di conquillage di Dakhla.


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prima

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dopo


Per digerire un bel thè alla menta in compagnia di full-time. Alle 15.00, pagato il prezzo pattuito  e con la pancia gonfia, cerchiamo un altro passaggio per raggiungere la spiaggia. Nei pressi dell’hotel Ibiscus ne troviamo uno fantastico, spiaggia pulita e solo un paio di persone ai quali chiediamo se possiamo fermarci qui per la notte. Nessun problema, ci dicono, in 5 minuti abbiamo sistemato il Boss per la notte e ci siamo infilati i costumi da bagno. Che bagno meraviglioso! L’acqua non è troppo fredda, le onde non troppo alte. Stiamo a mollo un bel po’, poi, per asciugarci, ci facciamo una lunga camminata sul bagnasciuga dove vediamo una mucca in riva al mare, che voglia farsi un bagno anche lei?


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È quasi deserta e nessuno ci importuna. Poi ritorniamo alla macchina per rilassarci un po’ in attesa di fare cena. I due signori sono ancora là, scopro che uno dei due è un guardiano che ci dice che terrà d’occhio anche noi e il Boss. Siamo felici di avere un angelo custode, anche se vecchio, a vegliare su di noi stanotte. Ci chiede se abbiamo anche bisogno di qualcosa, a me non viene in mente niente per rendere più confortevole il nostro soggiorno. Beh forse se mi installasse una doccia con acqua dolce……. Cena fredda solo per Ezio, siamo ancora satolli dal pranzo, poi una chiacchierata telefonica tramite watsapp con Ari e ci ritiriamo in tenda. La marea sta salendo velocemente e le onde sono più alte, speriamo solo che non arrivino fin dove è parcheggiato il Boss. Verso le 21.00 chiudiamo tutte le finestre e io mi addormento cullata dal dolce rumore del mare.




 
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 rommel1 [ Martedì, 09 Febbraio 2016, 18:14 ]
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