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Oggetto: Re: Dakar: il raid off-road più famoso del mondo
E niente, 'sti arabi si sono cuccati anche la Dakar.
Tutto comprano e, pieni di soldi come sono, si prendono qualsiasi cosa che possa dare loro visibilità.

Ad ogni buon conto, per la seconda volta nella sua storia, la Dakar cambia £il terreno di gioco": dall'Africa al Sud America e, ora, all'Arabia Saudita.

Questo sarà il "percorso" lungo il quale si terrà la prossima edizione, in programma dal 5 gennaio, con partenza da Jeddah, fino al 17 gennaio 2020 con arrivo a Qiddiya:

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Questi, invece, gli equipaggi della categoria generale "auto":

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Interessanti alcune novità negli equipaggi: Christian Lavieille, mico "amico", ancora pilota ufficiale del team Auto Body alla guida di un VDJ200 con il quale fece molto bene lo scorso anno, e Ronan Chabot, che seguo da quando debuttà con un KDJ120 dell'allora Toyota France Competition (ormai scomparsa) e che ora corre con un HiLux del team belga Overdrive di Jean-Marc Fortin, team che schiera su un mezzo identico anche il bravo Nasser Al Attiyah che correrà, però, con le insegne del Toyota Gazoo Racing.

Ma il team che aspetto con maggior curiosità è quello composto dal "rookie" (e alla faccia del rookie) Fernando Alonso alla guida e co-pilota, udite udite, Marc Coma che, riudite riudite, dovranno portare al traguardo un'altra Toyota HiLux del team Toyota Gazoo Racing.

Oggetto: Re: Dakar: Il Raid Off-road Più Famoso Del Mondo
Da poco tempo hanno anche dato la possibilità ai "comuni mortali" di avere un visto turistico di 30 gg.
Avessero cambiato la legge un anno fa l'Arabia me la sarei girata per benino.
stanno cambiando anche loro (piano piano).

Oggetto: Re: Dakar: Il Raid Off-road Più Famoso Del Mondo
rommel1 ha scritto: [Visualizza Messaggio]
stanno cambiando anche loro (piano piano).

Mi pare un eufemismo: l'Arabia Saudita si è classificata 141esima su 144 paesi rispetto alla parità di genere, ciò a dire che le donne sono considerate appena un gradino sopra ai cammelli.
Vogliamo poi parlare di come stanno riducendo lo Yemen?
E lasciamo pure perdere il fatto che sia ancora il più grande finanziatore del terrorismo di matrice sunnita al mondo.
Vabbè, non è il tema che volevo discutere di questo e chiedo scusa se le mie affermazioni danno fastidio a qualcuno. Ma tali sono e sono frutto delle mie esperienze dirette con i sauditi e degli approfondimenti di cui mi occupo.

Oggetto: Re: Dakar: Il Raid Off-road Più Famoso Del Mondo
Non sto dicendo che sono persone "simpatiche" (anch'io per altri motivi ho avuto modo di conoscerli, anche "a casa loro"), si sa bene come si stanno comportando o chi stanno appoggiando, io stavo solo commentando la notizia.
Secondo me vogliono dare al mondo una parvenza di "democrazia" aprendo le porte al turismo, facendo accedere agli stadi (in alcuni casi) anche le donne (non era mai successo), organizzando un evento come la Dakar ecc...
In questo senso dicevo che stanno cambiando. Di Paesi islamici ne ho girati un bel pò e ti assicuro che le donne vengono trattate anche peggio (talvolta molto peggio) solo che nessuno lo dice ed alla stampa probabilmente non interessa pubblicizzarlo.
Non so in che posizione della classifica è inserito l'Iran (dove le donne probabilmente sono un gradino sotto il dromedario) e visto da fuori sembra un covo di serpenti. Io ci sono stato alcuni anni fa con i miei preconcetti, in seguito mi sono dovuto ricredere su tante cose, in particolare sulla popolazione che si è rivelata cordialissima e generosa.
Purtroppo chi comanda certi tipi di Paesi non è la gente comune ma è un dittatore (anche quando c'è la parvenza di democratiche elezioni) appoggiato poca da gente come lui. Già all'epoca la gente era stufa e voleva cambiare, i giovani in special modo. Ora anche loro stanno alzando la testa.
Non vorrei essere frainteso, non sto cercando di giustificare nessuno e chi mi conosce sa come la penso su queste cose.

Oggetto: Re: Dakar: Il Raid Off-road Più Famoso Del Mondo
Oramai la dakar doveva trovare un'altro sbocco, visto che il sud america è stato piu che sfruttato e al momento ha anche qualche problemino da attirare possibili ritorsioni, Bolivia, Cile, Equador e altri paesi hanno problemucci interni

In fondo è un ritorno alle origini, deserto e sabbia, sotto questo aspetto non dovrebbe mancare nulla, la differenza consiste nell'ala protettrice dei sauditi, non fraintendetemi anche io la penso allo stesso modo ma a quelli della dakar interessa poterla fare senza i problemi di sicurezza che negli ultimi anni ci sono stati in africa e che avrebbero potutto iniziare ad esserci in Bolivia e altri paesi del sud america

Di sicuro è un segno di apertura, i dubbi sono sul tipo di turismo che vorranno in casa loro, fare la dakar senza che il paese avesse gia un'apertura sarebbe stato anacronistico, cioè, paese ufficialmente chiuso al turismo (solo visti per lavoro o transito) ma che lascia entrare il grande circo della dakar per un mese

Non credo che si apriranno al turismo fai da te, credo piu a quello d'elite, dei soldi penso gliene frega poco

Di sicuro il paese piu ambiguo del mondo per la politica internazionale

dell'Iran la penso allo stesso modo di Ezio, paese straordinario per la gente

Io ho la senzazione che in Iran potrebbe succedere qualcosa, mi piacerebbe qualcosa di simile a quello che è successo a Berlino ma ho paura che sarebbe un pò meno pacifico

Era in atto un processo di cambiamento interno dopo l'apertura di Obama, adesso tutto è regredito verso il peggio, il rischio è il botto interno, con qualcuno che da fuori lo piloti per i suoi interessi

Ultima modifica di Rubylove il Giovedì, 28 Novembre 2019, 11:21, modificato 2 volte in totale
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Oggetto: Re: Dakar: il raid off-road più famoso del mondo
Fosse solo l'aprirsi al turismo, il piano dell'Arabia Saudita sarebbe bello.
In realtà, lo scopo è tutt'altro.
Già nel 2016 ha preso il via un piano preciso e ben noto (solo quello pubblicamente accettabile) e ha pure un nome: Saudi Vision 2030.
Sotto lo slogan “Saudi Arabia the heart of the Arab and Islamic worlds, the investment powerhouse, and the hub connecting three continents”, il principe Mohammad bin Salman, promotore dell’iniziativa, ha deciso di investire in progetti post-petroliferi, con obiettivi a lungo termine. Il piano vuole intervenire su tre aree: società, economia-finanza e amministrazione.
Peccato che questo faccia a cazzotti, per esempio, con la tortura, poi l'uccisione, ed in seguito lo smembramento del giornalista saudita Jamal Kashoggi avvenuto 2 ottobre 2018 all'interno del consolato dell'Arabia Saudita a Istanbul. Dai suoi colleghi era stimato come persona brillante, da giornalista del The Washington Post acclamato a livello globale. Aveva però trascorso la maggior parte dei suoi giorni a lottare contro ciò che si era lasciato alle spalle, scrivendo nella speranza di rompere l’indifferenza del mondo nei confronti della strisciante repressione e certe mire del suo paese d’origine. Era sgomento nel vedere il suo artefice, il principe ereditario Mohammed bin Salman – in Occidente noto come MBS – celebrato da Washington e dalla Silicon Valley come un riformatore dinamico, mentre in patria i suoi amici e colleghi languivano in prigione per aver detto la verità.
Certamente il piano non parla di Jamal Kashoggi, o della commessa per l'acquisto di armi agli U.S. di ben 115 miliardi di dollari. O la guerra allo Yemen. O del finanziamento al terrorismo e di tutte le guerre che i sunniti combatto contro i "fratelli" sciiti.
A proposito delle lotte fratricide sono secoli che i sauditi (sunniti) sognano la sottomissione (ma mi verrebbe da dire, l'annientamento) degli sciiti e, guarda caso, l'Iran è da sempre a maggioranza sciita (90-95% della popoloazione), per la precisione quella duodecimana (quella più numerosa). Sicuramente una cultura e un popolo che ha una storia e una cultura di gran lunga più importanti di quelle dell'Arabia Saudita che ha sofferto per secoli un complesso di inferiorità ancor vivo oggi.
Il piano non parla certamente di questo e nemmeno parla della "lunga mano saudita" verso il Mar Rosso da una parte e il Golfo Persico dall'altra dove, sempre per caso, ci sta l'Iran.
E cosa ci sia dietro all'operazione Aramco, il colosso saudita degli idrocarburi che ha fissato la sua quotazione, da record, per lo sbarco in Borsa a 1.700 miliardi di dollari, non è dato saperlo. Ma, a parer mio, si può intuire già dall'obiettivo iniziale del solito principe ereditario Mohammed bin Salman, che aveva fissato a 2 trilioni l'operazione di vendita del 5% delle quote della società, poi ridotto all'1,5% ma già in grado di farla classificare come la più grande Ipo del mondo.
Vision 2030 è un piano che si propone di traghettare il paese nell'era post-petrolifera: l’Arabia Saudita punta a diventare una potenza mondiale sul piano economico e un punto di interscambio tra Europa, Africa e Asia.
Tutto questo a me fa pensare solo ad una cosa: arrivare a controllare il mondo e per farlo se lo stanno letteralmente comprando.
Prova ne è, in piccolo, appunto, la Dakar, tanto cara ai francesi. E poi mondiali di calcio, lo sport più popolare e seguito nel vecchio continente, e dove gli arabi, ormai da decenni, hanno fondato e avviato migliaia di attività alternative al petrolio. Un modo "silente", se volete anche meschino, di attirare da una parte, sviare dall'altra, l'attenzione del mondo.
Ma il mondo sta zitto, gira lo sguardo altrove e il dio denaro impera e vince su tutto; perciò, per ad povero pirla come me non resta che pagare le tasse e aspettare solo di vedere cosa combinerà la coppia Alonso-Coma nella prossima Dakar che, tuttavia, continua ad affascinarmi molto:

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Oggetto: Re: Dakar: Il Raid Off-road Più Famoso Del Mondo
Scenario agghiacciante.....addirittura peggiore delle più nefaste situazioni post apocalittiche della storia.. :shock:

Oggetto: Re: Dakar: Il Raid Off-road Più Famoso Del Mondo
Tra gli italiani c'è anche Andrea Schiumarini!
Alla sua seconda partecipazione, l' anno passato secondo solo alle Toyota ufficiali.

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Oggetto: Re: Dakar: Il Raid Off-road Più Famoso Del Mondo
Scipione 80 ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Tra gli italiani c'è anche Andrea Schiumarini!
Alla sua seconda partecipazione, l' anno passato secondo solo alle Toyota ufficiali.


Con una RAM,

il 2020 con mitsu

Oggetto: Re: Dakar: il raid off-road più famoso del mondo
Volevo segnalare che, anche quest'anno, il mio "amico" Christian Lavieille, alla guida di un VDJ200 (n°326) ufficiale Toyota Auto Body, è alla testa della classifica di categoria T2 (i veicoli derivati di serie), precedendo Akira Miura anche lui alla guida di un VDJ200 (n°338) ufficiale Toyota Auto Body.

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