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nadir [ Sabato, 20 Febbraio 2016, 12:58 ]
Oggetto: Re: Viaggio in Cile, Argentina, Bolivia, Paraguay
Spero di non essere stato frainteso quando ho scritto grande invidia. E che avrei voluto essere in quei posti meravigliosi anche io.
Ma mai dire mai. Spero in futuro non lontano di seguire le tue tracce.


Rubylove [ Sabato, 20 Febbraio 2016, 14:08 ]
Oggetto: Re: Los Andes 4: Il Racconto
ma no, stai scherzando! sò quanti di noi lo desiderano, il vero invidioso non dice nulla non si dichiara in quel modo, quindi manifesta pure tutto quello che vuoi.

Però vorrei che chi legge sappia che io ho rinunciato a tante altre cose materiali per i viaggi, c'è invece chi non rinuncerebbe mai a nessuna di queste per poterli fare.


Segue il racconto a breve


Rubylove [ Sabato, 20 Febbraio 2016, 21:48 ]
Oggetto: Re: Los Andes 4: Il Racconto
Segue giorno 4..

Pomeriggio, anche se ci sono le nuvole che vanno e vengono, il sole picchia e trovare un riparo per fare uno spuntino è problematico, decidiamo per il panino al volo, visto che c'è anche il bimbo, rimaniamo in macchina, basta non stare al sole e aprire i finestrini, l'aria è fresca a 2200 m e solo i raggi diretti bruciano.

Riprendiamo la nostra scorribanda puntando verso nord, percorriamo un lungo sterrato facile e veloce, dopo un centinaio di Km attraversiamo un grande campo petrolifero pieno di pozzi in funzione e imbocchiamo forse erroneamente (anzi di sicuro) un tratto di sterrato che qualche chilometro più avanti diventerà una distesa di sassi enormi e solchi profondi, ci sono evidenti segni di smottamenti dovuti a qualche inondazione invernale che ha travolto tutto, Ariel mi conferma che a causa del niňo quest'inverno è piovuto molto di più del normale e che di sicuro questo tratto si è inondato.

Procedendo a passo d'uomo per una trentina di km, vedo volteggiare quello che mi sembrava essere un Condor, scatto qualche foto ma in realtà dopo scoprirò che era un Avvoltoio dal collo rosso una specie molto diffusa nel continente americano , questo avvoltoio ha un'apertura alare che raggiunge anche 1,90 m e un peso di soli 1,5/2 Kg al massimo!

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Dopo una cinquantina di km di sangue sudore e lacrime, ci immettiamo sulla provinciale sterrata, finalmente qui possiamo dar sfogo alle nostre frustrazioni, è un invito a schiacciare sul pedale dell'acceleratore, fondo di terra, dritta, larga e a traffico zero, rimetto la trazione 4x4 perché in velocità tende a sbandare sul posteriore e con la 4x4 migliora parecchio.

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Antonella mi chiede di fare attenzione perché la vegetazione ai lati è alta oltre un metro e potrebbe esserci qualche animale che attraversa la strada sbucando all'improvviso, non fa in tempo a dirlo che mi sfreccia davanti qualcosa che somiglia ad un grosso roditore, forse una Vizcacha, una specie di lepre un po’ grossa o una nutria, rallento e le do retta.

Mi viene in mente come si comportano i Guanachi e le Vigogne, attraversano le strade in branco e di corsa, nessuna vuole rimanere isolata dal branco, tu pensi che siano passate tutte e invece spesso qualcuna rimane indietro, più probabilmente qualche piccolo non riesce ad attraversare insieme, il risultato è che pur di riunirsi al branco (sono famiglie da 20/30 esemplari) ti sbuca all'improvviso ed una velocità da cavallo al galoppo, quindi, meglio fare attenzione.

Poco dopo vedo un 'altro essere vivente che mi attraversa davanti ma non così veloce e di forma diversa, sembrava un rettile, era invece un armadillo, un piccolo carro armato che si rintana subito nella vegetazione a lato della strada, mi fermo e provo a scattare una foto con un risultato deludente che si vede qui sotto.

L'armadillo (quirquincho in lingua india) era cacciato come cibo ma anche per realizzare con il carapace svuotato ed essicato il Charango, lo strumento musicale a corde diffuso in Bolivia, Perù, Cile, Ecuador e Argentina.

Una chitarrina che somiglia ad un mandolino, lo strumento principale della musica andina insieme al flauto de pan, adesso che è vietato cacciare l'Armadillo e realizzarci i charangos, questi si costruiscono o con le zucche essicate o in legno (quelli più pregiati)

Qui il suono del charango in un vecchissimo video che gli Inti Illimani avevano dedicato all'Italia e a Roma " El mercado Testaccio"
https://www.youtube.com/watch?v=aGhi0JD2aIo


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Proseguiamo per lo sterratone, saranno le cinque del pomeriggio forse le sei, a un certo punto Ariel e Laura si fermano a lato della strada per cambiare il bimbo, appena fatto ci chiedono se ci facciamo un Mate, mai opporsi a un Mate con gli argentini, potrebbero diventare nervosi come un italiano al quale non vuoi far preparare il caffè, allora, loro Mate noi Caffè.

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ne approfittiamo per sistemare qualcosa che rumoreggiava nel cassone e.. udite, udite, passa una macchina, la prima da quando abbiamo lasciato la 40, azz…

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Arriva la notte e dopo altri 100 Km di sterrato arriviamo a Nihuil dove oltre ad un bellissimo lago ci sono le dune frequentate dalla Dakar, non ci fermiamo, proseguiamo per immetterci nell'asfalto che ci porterà a San Rafael, a casa di Ariel e Laura, al Nihuil ci torneremo io e Antonella tre giorni dopo.
Arriviamo a San Rafael in serata e dopo una meritata e necessaria doccia nella cabaňa che ci hanno gentilmente messo a disposizione, mangiamo qualcosa e ce ne andiamo a dormire stanchi ma contenti di questa giornata bellissima trascorsa nella Payunia in ottima compagnia
solo il giorno dopo scaricando la traccia mi rendo conto che abbiamo percorso in un giorno 508 Km quasi tutti sterrati.

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Rubylove [ Venerdì, 26 Febbraio 2016, 23:07 ]
Oggetto: Re: Los Andes 4: Il Racconto
In questi giorni sono andato un pò a rallentatore con il racconto, domani inserisco un altro pezzo di storia, è quasi pronto

un'alternanza di momenti impegnativi e altri di relax e trasferimenti, era inevitabile per arrivare alla fine sani salvi e contenti


fabiun [ Sabato, 27 Febbraio 2016, 18:23 ]
Oggetto: Re: Los Andes 4: Il Racconto
certo che questo racconto è ogni giorno più petaloso!!!!


pugnali53 [ Domenica, 28 Febbraio 2016, 12:25 ]
Oggetto: Re: Los Andes 4: Il Racconto
Trovato il tempo di leggere tutto, molto bello, prima voglio cominciare col camper in europa, ma prima ancora col 95, la prossima settimana dovrebbe venire pronto, adesso che il tempo dovrebbe volgere al bello i primi giretti comincerò a farli, per gradi, anche x capire cosa sono capace di fare, la voglia comunque è tanta.
Intanto leggere questo report di viaggio stupendo aiuta a sognare, magari verificata la mia capacità di poterlo fare, quello che sorprende sempre è la nitidezza dell'atmosfera che circonda questi posti, lontanissima dal nostro grigiore della pianura padana che ti fa desiderare di scappare dove esiste questo.


Rubylove [ Domenica, 28 Febbraio 2016, 15:51 ]
Oggetto: Re: Los Andes 4: Il Racconto
Sono certo che ce la farai, comincia in modo soft, quando vedi che arrivano le gratificazioni aumenta la fame e allora vedrai spazi più lontani

il tempo atmosferico non è sempre come lo hai visto in queste foto, dipende da tante cose: zona, periodo dell'anno, condizioni meteo ed eventi eccezionali

A Buenos Aires d'inverno spesso sembra di essere a Milano, se ci vai d'estate spesso sembra di essere a Milano, insomma Milano è il riferimento mondiale.
di sicuro la pianura padana ha un ottimo clima per ortaggi, frutta, vite, riso, ecc.. ecc.. ma molto meno salubre per gli uomini


Rubylove [ Lunedì, 29 Febbraio 2016, 16:18 ]
Oggetto: Re: Los Andes 4: Il Racconto
Giorno 5 (8 dicembre 2015) San Rafael. Km 0 (nulla facere)


Ariel e Laura vivono in una piccola villetta alla periferia di San Rafael, avendo della terra sul retro, hanno appena realizzato 4 mini appartamenti e una piscina, sono stati per parecchi anni in Spagna, poi hanno deciso di tornare e investire a casa loro, adesso sembra che abbiano deciso di ritornare a lavorare a Barcelona solo per la stagione estiva per poi rientrare in inverno (quando è estate in Argentina) per avviare il B&B che ancora non è finito, in sostanza hanno bisogno di soldi per finire tutto.


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Ci svegliamo abbastanza tardi, la cabaňa ha la cucina, per pranzo ci inventiamo una pasta, la più semplice possibile, a causa della scarsità di ingredienti scegliamo quella con filetti di pomodoro e basilico (albaja) Laura ci fornisce gli ingredienti freschi, noi ci mettiamo il resto, fusilli napoletani (attorcigliati) del pastificio Vietri (li avevamo portati per una grande occasione) il solito ottimo olio cileno e dulcis in fundo il parmigiano reggiano, hanno gradito molto (anche noi)
In Argentina la pasta è comune come in Italia sia secca che fresca e anche ripiena, il sugo semplice con filetti di pomodoro loro lo chiamano "filete"
La giornata trascorre a non fare quasi nulla, sistemiamo i bagagli e le attrezzature, facciamo qualche lavatrice, qui c'è tanto spazio e tanto sole in un'ora è tutto asciutto.

Andiamo a fare un giro in centro, San Rafael è una città moderna di 150 mila abitanti a 800 m di altitudine, qui c'è abbastanza turismo, anche se di per se non offre molto è un'ottima base per chi vuole visitare i dintorni che sono molto belli, c'è di tutto per l'escursionismo, laghi, canyon, steppa, dune, fiumi impetuosi ecc..
Per la sera li invitiamo a cena, ma preferiscono portarci in una pizzeria, sembra che sia la migliore di San Rafael, il posto è bello con una parte all'aperto ci sediamo fuori e ordiniamo pizze (che costano più di una bistecca da un chilo) nel giardino del ristorante c'è parecchia gente che Ariel chiama " Milanesi" io gli chiedo che significa? e lui mi risponde, "milanese qui significa che hanno i soldi e la puzzetta sotto il naso" non me ne vogliano i Milanesi, sono solo ambasciatore di questi costumi popolari e faccio fatica anche io a comprendere, noto che parecchi di loro hanno il maglione in vita e sono elegantemente snob, parlano di vacanze, imbarcazioni, case, auto ecc.. a voce bassa ma non troppo bassa (altrimenti li avrebbero chiamati romani) lui dice che sono la San Rafael bene.
Tutti molto simpatici cameriere gentili, serata piacevole anche i Milanesi non disturbano, però pizza da dimenticare, mi dico che forse sarebbe stato meglio un "bife de chorizo".

"El bife de chorizo è una succulenta bistecca senza osso con dentro il grassetto saporito che solo la carne di queste parti possiede, spettacolare! è il taglio dell'entrecote/roastbeef (controfiletto) La serata si conclude in una gelateria Italiana (qui l'80% della popolazione ha origini Italiane) e poi a letto presto per via del bimbo"

Giorno 6 (9 dicembre 2015) San Rafael - El Nihuil -Dune del Nihuil - El Nihuil Km 120 80 sterrati e 40 asfalto


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Partiamo in tarda mattinata dopo esserci salutati con la promessa di rivederci un giorno, forse a Barcelona o qui in Italia, dove non sono mai stati, tuttora siamo in contatto e qualche giorno fa mi hanno detto che il 25 aprile saranno a Barcelona.

Ci fermiamo a San Rafael una mezzoretta per fare un po’ di scorte, pane, carne suggerita dal macellaio che a me sembra una tagliata, frutta acqua e ghiaccio, si perché da queste parti vendono i sacchetti da 1 / 2 /3 Kg di cubetti di ghiaccio da mettere nelle ghiacciaie portatili, che sono molto diffuse, noi ne abbiamo una che poi lasceremo in un campeggio insieme al tavolo prima di ripartire.

Lasciamo San Rafael e ci dirigiamo verso el Medano del Nihuil, così vengono chiamate qui le dune (Medanos) ma dato che le chiamano anche dune mi rimane il dubbio che "medanos" possa significare gruppo di dune, Erg, nonostante abbia fatto delle ricerche non sono riuscito a capirlo.
In pratica ritorniamo verso Il lago Del Nihuil dove eravamo passati due sere prima, ma per una strada diversa che attraversa il Canyon del fiume Atuel, una zona molto bella e selvaggia, la strada è sterrata ma salvo inondazioni o frane è percorribile da qualsiasi mezzo, il fiume è abbastanza turbolento e di sicuro è l'ideale per chi fa un certo tipo di sport, ci sono alcuni campeggi che sono attrezzati per il canyoing e il rafting anche se non c'è anima viva e molti sembrano chiusi.

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Questi posti durante la settimana sono sempre vuoti, si riempiono nei week end, in particolare quando ci sono più giorni e arrivano anche i Porteňos, gli abitanti di Buenos Aires, (abitanti del porto) che hanno da spendere ma sono lontanucci.
Come in Italia, ad agosto, qui ci sarà il pienone a gennaio, il mese delle ferie generali a parte chi se lo può permettere e va quando vuole, noi siamo qui nel periodo antecedente al natale quindi non ancora in alta stagione (anche per i prezzi)

Il percorso è piacevole, fa caldo ma fortunatamente sul fiume è pieno di alberi, questa zona più che semidesertica è quasi deserto, salvo dove c'è acqua, in quel caso si formano delle bellissime oasi di verde dove farsi un pisolino o un pic nic, ci fermiamo verso le due del pomeriggio sotto gli alberi che costeggiano il Rio Atuel, la tagliata sembra bella a vedersi, vediamo se anche è buona, Antonella va a formaggio, pomodori e insalata ma io no, io vado a tutto! Tagliata ottima, pomodori, verdure, caffe (Moka) e si riparte per El Nihuil.

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Un capitolo a parte meritano i formaggi che hanno nomi Italiani ma non corrispondono assolutamente a quelli Italiani, ad esempio il quartirolo non è il quartirolo ma è una specie di stracchino, il queso Sardo non è di pecora ma di mucca, el queso muzarela è una specie di sottiletta da fondere, non ho mai trovato un formaggio di pecora, una volta ho chiesto a un pastore se faceva il formaggio di pecora e mi ha detto "no aqui no se usa!" azz.. con tutte le pecore che ci sono in patagonia! sembra che ci si faccia lana e cibo, poi scopro che anche l'agnello si mangia poco, si predilige la carne di manzo e di maiale.

Devo però anche dire che a parte Mendoza siamo sempre stati in zone abbastanza rurali, paesini dove al massimo avevano 4 tipi di formaggi e due di prosciutto, penso che Enrico (BJDemolition) se leggera potrà correggermi almeno per le zone più a sud perché di sicuro da quelle parti l'agnello abbonda e io ne ho mangiati di buonissimi in patagonia (Cordero in spagnolo) e di sicuro ci saranno anche ottimi formaggi di pecora.

Ci sono degli affluenti dell'Atuel che si immettono prepotentemente ne fiume, apportando acqua marrone piena di fango, terra e detriti, mi chiedo se è normale o se c'è stata da qualche parte un'inondazione, il tempo è abbastanza bello e non sembrerebbe così, forse si tratta di affluenti che raccolgono le acque fangose dei dilavamenti delle montagne, non lo so e rimango con il dubbio.

Il Canyon mano a mano che proseguiamo si stringe sempre di più, fino a ridursi a due pareti verticali, mi sembra impossibile che si possa passare la dentro, anche se mi piacerebbe, di fatti la strada sale sul costone prima dell'ultimo restringimento, dirigendosi al di sopra, per un po’ rimaniamo su poi ridiscendiamo in una valle laterale che sembra il paradiso terrestre, tutto intorno rocce e sotto un'oasi di verde con quattro case, mancano pochi chilometri al Nihuil e la strada torna a costeggiare il fiume, il canyon si apre fino a diventare una valle e la strada un'autostrada, gli asini non ne vogliono sapere di spostarsi e ho dovuto dare un paio di strombazzate per farli muovere.

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Arriviamo a El Nihuil, un paesino di un migliaio o meno di abitanti, è nello stile Argentino di queste parti, strade sterrate e polverose, circondato da Platani, Pioppi e Salici, con abitazioni basse e sparpagliate, qui lo spazio non manca e tutto è costruito mantenendo distanze da campagna, i paesi mi piacciono per questo, sono dei veri villaggi che io definisco a misura d'uomo, l'affollamento qui non sanno cosa sia (ma nelle città si) il centro del Nihuil è un incrocio di strade sterrate alberate come per quasi tutti i paesini, un posto piacevole e tranquillo, dove nelle ore di caldo non c'è nessuno in giro mentre nelle ore fresche si anima, anche se non è come essere a Rio de Janeiro.

Cerchiamo un camping, sulle mappe ne risultano 4 ma di fatti uno solo è praticabile perché degli altri tre, due sono apparentemente abbandonati e uno risulta essere un club privato di nautica che per campeggiare ci chiede più di un albergo, allora non rimane che il Camping San Cayetano, è un camping all'Argentina, piazzole con pergolato e tetto di paglia, fogon (barbecue in mattoni con griglia per l'Asado) tavolo e panche.

Va detto che da loro il camping non è tanto pensato per il pernottamento ma principalmente per il divertimento diurno di grandi e bambini, molti ci vanno solo a passarci il giorno, affittano una o più piazzole in più famiglie e dato che hanno un bel po’ di figli il casino è assicurato, si portano dietro montagne di roba da mangiare, frigoriferi, palloni, racchette, paperelle e dulcis in fundo.. impianti audio portatili da stadio con i quali diffondono la loro musica a volte bella a volte un po’ meno, dato che quelli a fianco fanno la stessa cosa, ti ritrovi in mezzo ad un martellamento che ha come unica soluzione alzare i tacchi, i più giovani vanno avanti anche la notte, poi a gennaio diventa un tormento perché vanno tutti in ferie e li trovi tutta la settimana, i campeggi nelle zone che conosco sono quasi tutti così, d'altronde loro pagano proprio per quello, fare baldoria e l'asado, i campeggi come li intendiamo noi sono rari, spesso sono misti, una parte per i campeggiatori viaggiatori e una parte per i campeggiatori caciaroni anche se il confine è molto labile.

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Queste sono le loro usanze, un campeggio guadagna molto di più con i locali che con i viaggiatori, in ogni caso è difficile che non ti accettino, casomai è il contrario ti accettano anche quando non dovrebbero perché non è detto che poi alla notte dormi. Adesso siamo soli, a metà settimana è sempre così, salvo a gennaio, ci prendiamo una piazzola, montiamo la tenda e subito dopo (sono circa le 5 del pomeriggio) ci assale la voglia di andare a vedere le dune del Nihuil, ci sono varie entrate da quello che vedo sulla mappa ma non ne conosco le difficoltà e non so quale è migliore o peggiore.

Le dune sono abbastanza vicine, una trentina di chilometri, decidiamo di entrare da sud, riprendiamo la provinciale sterrata che avevamo già percorso di ritorno dalla Payunia e dopo una ventina di km imbocchiamo una delle piste che si addentrano verso le dune, c'è vegetazione, cavalli e anche qualche isolato capanno, più che deserto sembra una steppa con chiazze di terra sabbiosa e avvallamenti che formano delle ampie e pozze d'acqua di qualche recente pioggia (confermando quanto diceva Ariel del niňo) procediamo con cautela, forse più di quanto occorra ma non conoscendo il fondo non vorremmo sorprese.
Superato l'avvallamento il fondo della pista si fa duro e un po sabbioso, si sale con ondulazioni abbastanza profonde a circa un metro una dall'altra, insomma bisogna andare molto piano per non spaccare tutto.

Raggiungiamo uno sperone dal quale si vedono finalmente le dune, sono contornate da un mare verde di bassi cespugli spinosi, inizia la pista di sabbia, grigia e abbastanza molle, c'è una discesa e subito dopo una salita e noi che facciamo? scendiamo e ci rimaniamo subito dentro non proprio insabbiati ma semi immobilizzati, ad ogni tentativo di salire il mezzo si insabbiava e dovevo ricominciare, inoltre quando si insabbiava ed era nello sforzo maggiore poco prima di fermarsi tremava tutto, eravamo all'imbrunire e non avevamo voglia di dormire in macchina e senza tenda (l'avevamo montata in campeggio perché pensavamo di fare solo un giretto) decidiamo di tornare indietro e ritornare all'indomani come previsto, almeno con il giorno avremmo avuto tutto il tempo di correre ai ripari se ci rimanevamo dentro (ma non avevamo fatto i conti con il sole) certo che il battesimo era stato già una frana non eravamo neanche arrivati alle dune che già zac..

Azz.. non ce la faccio neanche a tornare indietro, stessa storia, provo lateralmente, prendo più rincorsa niente da fare, puliamo un po’ sotto con una pala pieghevole, una paletta a dire il vero, quella che usiamo nei campi per la "realizzazione" del WC e che ci siamo portati dietro insieme a una mezza piastra di vetroresina.
Stavo per sgonfiare quando Antonella mi suggerisce di provare da un lato dove sembrava più duro e dopo qualche tentativo ce riesco a risalire, nel frattempo è diventato quasi buio, ci diciamo che per oggi ne abbiamo abbastanza e che all'indomani dovremo sgonfiare subito e provare prima il mini compressore (non si sa mai)

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Rientriamo con il buio ripassando per la zona sabbiosa, gli avvallamenti e le pozze d'acqua, dopo le pozze d'acqua mi distraggo e tiro dritto invece che girare (era buio) me ne accorgo dopo dieci minuti ma alla fine anche quella pista usciva sullo sterratone e quindi proseguo.
Al campeggio ci prepariamo qualcosa da mangiare, si sta bene, la temperatura è ideale e ce ne stiamo un po’ fuori a chiacchierare prima di infilarci nella tenda e addormentarci in pochi secondi.


Giorno 7 (10 dicembre 2015) Nihuil -Dune del Nihuil Km 40 tutti sterrati e piste


Ci Svegliamo intorno alle nove e mezzo! e questo perché volevamo alzarci presto! è inutile mettere la sveglia se poi il telefono lo lasci dentro un sacco imbottito, dopo una colazione internazionale con fette biscottate e marmellata Cilene, caffe Italiano, pane e frutta Argentini, verso le 10 smontiamo tutto, perché come già previsto vogliamo fare campo sulle dune, sempre che ce la facciamo ad arrivarci.

Ieri sera siamo rientrati tardi e non abbiamo potuto comprare le cibarie, dobbiamo provvedere, andiamo in una "despensa" per comprare qualcosa di fresco, pane formaggio, prosciutto, frutta, palta, (avocados) ghiaccio, certi negozi Argentini nei paesini un po’ fuori mano sono bellissimi, mi ricordano le botteghe di paese di quando ero piccolo, scaffali in legno, merci esposte su grandi scaffali dietro un bancone dove c'è il garzone che serve i clienti, incarta le mercanzie, prende i soldi e se si ricorda ti fa anche una ricevuta scritta a mano, bilance anni 50, giganteschi frigoriferi a parete rivestiti di formica con maniglioni e oblò, ventilatori appesi sempre in funzione, pavimenti di legno. Molti cibi si vendono ancora sciolti come le uova o l'olio, sono dei bottegoni che vendono di tutto anche materiali edili, ferramenta, fertilizzanti ecc..

Abbiamo fatto tardi anzi tardissimo, anche perché i negozi hanno qualche lacuna, chi ha finito l'acqua ma ha la frutta e il pane, chi ha finito il pane ma ha l'acqua, chi ha la frutta ma non ha tutto il resto, insomma ce li facciamo tutti e alla fine è quasi mezzogiorno, quando saremmo pronti per andare ci rendiamo conto che fa molto caldo e allora decidiamo di mangiare qualcosa sulle rive del lago, però ombra zero, allora ritorniamo al campeggio, in fondo è mezzogiorno e da queste parti sono molto tolleranti, l'importante è pagare in anticipo poi al giorno dopo puoi rimanere anche fino al tardo pomeriggio.
Spaghetti aglio e olio con qualche pezzetto di pomodoro, gli spaghetti sono l'unico ingrediente italiano, d'altronde anche una nota pubblicità dice che il segreto di una buona pasta è la pasta!

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Appena mangiato il sole picchia di brutto e sotto alle capanne del campeggio si sta benissimo, tiriamo fuori i materassini e ci facciamo una pennica di un'oretta.
Siamo consapevoli che la zona delle dune non è molto frequentata a meno che non ci sia in giro qualcuno come noi, una gara, un gruppo di appassionati, la dakar è passata di qua varie volte mi risulta, solo che noi siamo soli e non siamo piloti della dakar.

Finalmente alle 4 del pomeriggio partiamo in direzione delle dune, scherzando su quanto ci avremmo messo ad insabbiarci, questa volta entro da nord non da sud ed è meglio, si arriva prima, non c'è acqua e ancora non ci siamo insabbiati, Antonella mi prende in giro, proprio lei che poi è costretta a scavare più di me quando succede (e di solito succede).
Proseguiamo percorrendo uno sterrato sabbioso tra la solita bassa vegetazione spinosa che però qui è più fiorita di altre zone, ci sono dei bellissimi cactus che non so come si chiamino ma che ho già visto da queste parti, sembrano dei siluroni e sono alti anche due metri, fanno dei fiori rossi, anche se in quelli fotografati sono ancora chiusi.

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Il sole ancora picchia e brucia sulla pelle, fortunatamente all'ombra si sta bene perché l'aria è asciutta e c'è un po’ di vento, il problema è trovarla l'ombra, ci manca un tendalino ma questo lo sapevamo, in macchina non si sta male ma vorremmo scendere senza bruciarci, ci splamiamo la crema UV 50" ci mettiamo degli indumenti a maniche lunghe e ci copriamo la testa e la faccia il più possibile, non possiamo fare a meno di rimirare le dune con lo sfondo del cerro del nevado a 3820 m slm.

Si vedono in lontananza le dune, non abbiamo incontrato anima viva ne ieri ne oggi però tracce ce ne sono, inizia la pista di sabbia e se ne vede la fine sulle dune, la sabbia è grigiastra a volte marrone dipende forse anche dalla luce e i grani sembrano un po’ quelli di fiume più grossi e irregolari, in ogni caso noi decidiamo di insabbiarci di nuovo prima ancora di arrivarci!

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Mi bruciano i piedi con i sandali da trekking, Antonella sta peggio perché non molla mai le sue crocs maledette, con le crocs ha girato il mondo, dalla terra del fuoco alla Mauritania all'Iran, non le toglie mai anche quando fa freddo, ci mette i calzini, le ricompra sempre uguali color lilla, è riuscita a trovarne due paia anche in un supermercato in cile e sempre lilla.

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Tornando a noi, mi infilo le scarpe (che scottano lo stesso ma resisto) e sgonfio le gomme, prima con il manometro farlocco del compressore della LIDL poi a occhio per far prima, (anche perché con quel manometro è come farlo a occhio) rimetto in moto e dopo un paio di tentativi riesco a salire quel pezzetto, proseguo, arriviamo al bordo della sabbia in un avvallamento, scendo e mi sembra molto compatta, mi accorgo che è meglio della pista, niente insabbiamenti.

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Scendo a dare un'occhiata a piedi ora che il sole è più sopportabile, mi accorgo che siamo in un catino cieco (almeno per noi) infatti la sabbia che dalla nostra parte è in leggera pendenza da far pensare che dall'altra parte sia più o meno uguale, in realtà nasconde una sorpresa, l'altro lato è molto diverso come si può vedere dalle tre foto che seguono.

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Sono più o meno le sei del pomeriggio, bisogna aspettare che cali ancora un po’ il sole per accamparci, tiriamo fuori la macchinetta e ci facciamo un caffe, mi metto con il mezzo in posizione da non prendere il sole di lato o in faccia, apriamo tutti gli sportelli e si sta benissimo sotto l'ombra del tetto del mezzo, c'è una brezza che stimola la pennica, ma il mezzo non è il nostro e non ha nessun letto, non possiamo neanche reclinare gli schienali perché i sedili posteriori sono occupati dai bagagli, però posso mettere un po’ di musica, The Three Tenors a Caracalla, Pavarotti, Carreras, Domingo.

c'è un panorama bellissimo sia dalla parte dunaria che verso il Lago Nihuil

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Ci accampiamo nell'avvallamento spostandoci sotto a un rilievo a ovest dove dovrebbe arrivare a breve ombra, in ogni caso adesso i raggi del sole sono molto molto più sopportabili, facciamo il nostro campetto, si cena con non mi ricordo con cosa, si scherza su quanto tempo ci metteremo domani a uscire fuori dal semi catino e si scherza un po’ meno sul dato di fatto che addentrarsi più all'interno dell'erg da soli e con questo mezzo potrebbe essere un po’ troppo rischioso per noi due.

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Si finisce inevitabilmente per parlare delle differenze con il Sahara e ne veniamo fuori solo quando decidiamo di non fare paragoni improponibili, Il Sahara non ha confronti per estensione sabbiosa, bellezza della stessa e colore. Il deserto Sudamericano non ha confronti per i Vulcani le lagune i Geisers, i salares e gli altipiani a quote stratosferiche.

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Il confronto tra i due deserti non esiste perché ognuno eccelle per cose molto diverse lasciando all'altro primati che non possiede, questa è la mia opinione.
ci addormentiamo con questa certezza, meglio di niente!


nick2 [ Lunedì, 29 Febbraio 2016, 18:07 ]
Oggetto: Re: Los Andes 4: Il Racconto
.....che brutti posti.............


bruno-ossiani [ Lunedì, 29 Febbraio 2016, 18:12 ]
Oggetto: Re: Los Andes 4: Il Racconto
si possono dire le parolacce ?? beh le dico lo stesso perché rendono meglio il mio pensiero : porca pu++++a che posti !!


grayd [ Lunedì, 29 Febbraio 2016, 18:20 ]
Oggetto: Re: Los Andes 4: Il Racconto
con tutta quella roba nera in terra !?!!!!?!!!!? !!!


pugnali53 [ Lunedì, 29 Febbraio 2016, 19:36 ]
Oggetto: Re: Viaggio in Cile, Argentina, Bolivia, Paraguay
Impossibile dimenticare posti simili, e anche inutile fare paragoni, piuttosto andare da soli in posti dove non è difficile insabbiarsi lo vedo un po pericoloso, già con 2 mezzi sarebbe molto meglio.


Rubylove [ Lunedì, 29 Febbraio 2016, 22:09 ]
Oggetto: Re: Los Andes 4: Il Racconto
Si concordo che sono posti molto belli, io ci starei un'annetto girando tutto il sud america

Ch intendi Grayd per roba nera non ho capito?

Si hai ragione Lucio, questo è stato ed è spesso il nostro limite, viaggiando autonomamente e soli ci dobbiamo dare dei limiti, però in questo ultimo viaggio abbiamo osato parecchio, almeno rispetto a quello che avevamo fatto nei viaggi precedenti, per la sabbia e le zone molto isolate almeno due, meglio tre mezzi

più avanti in questo racconto abbiamo fattto percorsi ancora più impegnativi non tanto per le difficoltà tecniche ma per l'isolamento che in caso di guasto al mezzo avrebbe potuto creare qualche problema, il mezzo aveva 2000 km era nuovo e qualche rischio te lo devi prendere

C'è da dire che noi mai abbiamo fatto un viaggio solo in funzione degli sdunamenti ma sempre vedendolo nella sua totalita, purtroppo trovare persone compatibili non è facile sopratutto se si pretende un'autogestione completa, se ci sono troppi galli a cantare si finisce per litigare (fa pure rima!)

Dite pure tutte le parolacce che volete

di ques'ultimo viaggio mi è rimasta la sensazione stranissima di averlo sognato e non fatto, non sò perchè ma è così e non sò se esserne contento o rammaricato


grayd [ Martedì, 01 Marzo 2016, 00:55 ]
Oggetto: Re: Los Andes 4: Il Racconto
Rubylove ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Ch intendi Grayd per roba nera non ho capito?

Nulla nulla pare lava o cenere di lava


Rubylove [ Martedì, 01 Marzo 2016, 02:18 ]
Oggetto: Re: Los Andes 4: Il Racconto
Adesso ho capito, si sono i lapilli, in molte zone vulcaniche l'elemento principale non è la terra ma la lava, i lapilli sono materiale magmatico di dimensioni superiori alla cenere e inferiori alle bombe.

per il mezzo, come aderenza sono un pò meglio della ghiaia, sono molto drenanti l'acqua se ne va subito, difficilmente trovi fango, dovrebbe essere così anche in islanda


Rubylove [ Martedì, 01 Marzo 2016, 02:27 ]
Oggetto: Re: Los Andes 4: Il Racconto
Percorso fino al giorno 7



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pintoy [ Giovedì, 03 Marzo 2016, 11:19 ]
Oggetto: Re: Los Andes 4: Il Racconto
molto bello. Continua a farci sognare dai...........
pino


Rubylove [ Giovedì, 03 Marzo 2016, 12:21 ]
Oggetto: Re: Los Andes 4: Il Racconto
Certo Pino mi serve solo un pò di tempo per fare un'altro pezzetto, il mio cervello oramai va a rallentatore, dovrei scrivere prima ma durante il viaggio non ne ho voglia e non ce la faccio

a breve saliremo a mendoza e poi ancora più a nord


fabiun [ Sabato, 05 Marzo 2016, 20:19 ]
Oggetto: Re: Los Andes 4: Il Racconto
Certo che se solo fosse più vicino......


fabiun [ Sabato, 12 Marzo 2016, 11:41 ]
Oggetto: Re: Los Andes 4: Il Racconto
stiamo aspettando la nuova puntata della telenovela


Rubylove [ Sabato, 12 Marzo 2016, 13:27 ]
Oggetto: Re: Viaggio in Cile, Argentina, Bolivia, Paraguay
Arrivo Fabio, mi sono quasi risvegliato dal torpore del post viaggio "mo speriamo che nun me viene quello primaverile"

intanto un'anticipazione dei giorni a venire https://youtu.be/8Gh_FZf7Azs

Video e Audio scadenti ma sensazione di "esserci" a mio parere è molto forte

se osservate attentamente c'è anche una curva, anzi due


Gigitoyota [ Sabato, 12 Marzo 2016, 18:19 ]
Oggetto: Re: Los Andes 4: Il Racconto
Bei posti Ruby, molto diversi dall'Africa sahariana. Se non altro per la latitudine che ha certamente la sua influenza e la presenza dei tanti vulcani. Attendiamo il resto.


Rubylove [ Sabato, 12 Marzo 2016, 19:35 ]
Oggetto: Re: Los Andes 4: Il Racconto
Per quel poco che ho visto dell'africa penso che sia unica e imbattibile, però se si è visto molto in africa, la differenza con il continente americano la apprezzi in termini di tranquillità oltre che di grande diversità.


grayd [ Sabato, 12 Marzo 2016, 21:13 ]
Oggetto: Re: Los Andes 4: Il Racconto
Io le curve non le ho viste......
magari se mi dici allincirca a che minuto.
ma per fare queste riprese ti vuole una scayoletta fissa sul cruscotto.
ne hai altri su youtube ?????

se penso che fra pochi gg dovevo essere assieme a Athos in quei posti e che per motivi di salute della metà resto qui mi gira male


Rubylove [ Sabato, 12 Marzo 2016, 21:54 ]
Oggetto: Re: Los Andes 4: Il Racconto
a un certo punto l'orizzonte non è più tutto visibile se ne vede meno, quella è la curva!

la scatoletta erano le mie braccia quando guidava Antonella (e in questo caso qualcosa usciva fuori) quando guidavo io e lei riprendeva venivano fuori le montagne russe oppure riprendeva il cruscotto

mo te ne metto qualcuno e poi mi dirai basta!

qualcun'altro buono lo tengo per dopo


Rubylove [ Sabato, 12 Marzo 2016, 23:11 ]
Oggetto: Re: Los Andes 4: Il Racconto
Un video di Antonella

https://youtu.be/xP3lzXuyqmY

chissa che dice, boh!


grayd [ Domenica, 13 Marzo 2016, 08:02 ]
Oggetto: Re: Los Andes 4: Il Racconto
Rubylove ha scritto: [Visualizza Messaggio]
a un certo punto l'orizzonte non è più tutto visibile se ne vede meno, quella è la curva!

la scatoletta erano le mie braccia quando guidava Antonella (e in questo caso qualcosa usciva fuori) quando guidavo io e lei riprendeva venivano fuori le montagne russe oppure riprendeva il cruscotto

mo te ne metto qualcuno e poi mi dirai basta!

qualcun'altro buono lo tengo per dopo


due sinistrose erano nel primo filmato??


grayd [ Domenica, 13 Marzo 2016, 08:04 ]
Oggetto: Re: Los Andes 4: Il Racconto
Guarda che Antonella riprendeva la polvere sul cruscotto...
era voluto


Marko [ Domenica, 13 Marzo 2016, 09:50 ]
Oggetto: Re: Los Andes 4: Il Racconto
secondo me non bisognerebbe mai paragonare il sahara con altri posti.
il sahara è unico, è magico è un ambientazione paesaggistica e culturalmente a se stante unito al fatto che si trova in Africa e probabilmente considerata la madre di tutte le terre, la madre di tutti gli uomini.
Tuttavia il Sud America offre ambientazioni diverse ma altrettanto affascinanti e non da meno, cosi come l'Islanda cosi come tanti altri posti nel resto del mondo dove la natura ha il sopravvento. Io cerco questo nel viaggio, ambientazioni naturali, selvagge che nascondono una sorta di mistero con ambientazioni surreali.
Sono giunti alla conclusione che non bisogna mai ricercare il sahara in altro perché non lo si trova.
Ogni luogo va apprezzato per quello che può dare, godetevelo, l'importante è viaggiare, se poi con il Toyota è ancora meglio.


Rubylove [ Domenica, 13 Marzo 2016, 10:34 ]
Oggetto: Re: Los Andes 4: Il Racconto
Sono d'accordo.

Già non ci avevo pensato era voluto e io che l'avevo sottovalutata!

Allora anche quando le dicevo di non fare le foto attraverso i vetri chiusi oppure quando l'orrizzonte era inclinato di 45° era voluto? ahahahahah


grayd [ Domenica, 13 Marzo 2016, 10:47 ]
Oggetto: Re: Los Andes 4: Il Racconto
Rubylove ha scritto: [Visualizza Messaggio]
le foto attraverso i vetri chiusi oppure quando l'orrizzonte era inclinato di 45°

quelle non le ho viste e non posso giudicarle.....
i vetri chiusi servivano per dare un effetto sfocatura ricercato (avrebbe detto la mia metà)
e per evitare di avere continuamente un panorama piatto un poco di tosta salita se la è dovuta pure inventare


Rubylove [ Lunedì, 14 Marzo 2016, 11:09 ]
Oggetto: Re: Viaggio in Cile, Argentina, Bolivia, Paraguay
si mettiamola così, su 4500 scatti ne ho lasciati 4 / 500..


grayd [ Lunedì, 14 Marzo 2016, 11:58 ]
Oggetto: Re: Los Andes 4: Il Racconto
sei molto pignolo nelle tue scelte,
però ora vai avanti col racconto che viviamo un poco di viaggio anche noi


Rubylove [ Lunedì, 14 Marzo 2016, 12:46 ]
Oggetto: Re: Los Andes 4: Il Racconto
no ma che pignolo è che erano da buttare!

oggi dovrei riuscire a inserire un pò di giorni, dipende dalla mia consulente se ha voglia, io vedo le foto, vedo le tracce, scrivo, e scrivendo mi ricordo, però non ricordo proprio tutto (anzi) allora la consulente (che per il resto non fa nulla) interviene bacchetandomi su quello che ho dimenticato!


grayd [ Lunedì, 14 Marzo 2016, 14:18 ]
Oggetto: Re: Los Andes 4: Il Racconto
Rubylove ha scritto: [Visualizza Messaggio]
no ma che pignolo è che erano da buttare!

oggi dovrei riuscire a inserire un pò di giorni, dipende dalla mia consulente se ha voglia
(che per il resto non fa nulla) interviene bacchetandomi su quello che ho dimenticato!


ma ogni tanto legge sul forum ??


Gigitoyota [ Lunedì, 14 Marzo 2016, 14:29 ]
Oggetto: Re: Los Andes 4: Il Racconto
Di questo passo, ti ci vuole la consulente familiare


Rubylove [ Lunedì, 14 Marzo 2016, 14:52 ]
Oggetto: Re: Los Andes 4: Il Racconto
di questo passo mi ci vuole la badante ahahahahha

dice di no ma legge.. legge è interessata di più al gossip del sito che non alla sostanza, ad esempio chi parte e con chi va, che mezzo si è comprato, o la fidanzata che ha cambiato


Gigitoyota [ Lunedì, 14 Marzo 2016, 15:00 ]
Oggetto: Re: Los Andes 4: Il Racconto
Beh, chi rinuncerebbe ad una "buona" badante! (speriamo che non legga la consulente)


pintoy [ Mercoledì, 16 Marzo 2016, 19:25 ]
Oggetto: Re: Los Andes 4: Il Racconto
pensate a chi ha progettato quella strada cosi dritta.....non ha dovuto impegnarsi molto e pensiamo alla noia di quelli che l'hanno "costruita"
pino


Rubylove [ Mercoledì, 16 Marzo 2016, 22:00 ]
Oggetto: Re: Los Andes 4: Il Racconto
eppure qualcuno riesce a farle storte

sto sistemando un pò di foto, in questi giorni ho avuto anche altri impegni ma ho un pò di "puntate" quasi pronte


Rubylove [ Mercoledì, 23 Marzo 2016, 01:29 ]
Oggetto: Re: Viaggio in Cile, Argentina, Bolivia, Paraguay
Giorno 8 (11 dicembre 2015) Dune del Nihuil - Mendoza 351 Km (Poca pista e molto asfalto)

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Sveglia, colazione, smontaggio tenda, tanto per non perdere l'abitudine un leggero insabbiamento e disinsabbiamento e si riprende la pista che dalle dune scende verso la provinciale sterrata fino a El Nihuil, dove prima di proseguire andiamo a fare gasolio, Nihuil è piccola ma ha una stazione di servizio importante perché in posizione strategica visto che non ce ne sono altre per un bel po’ di chilometri, al distributore c'è un signore con una "Estanciera" che sembra un personaggio antico, baffoni arrotolati capelli arricciati sul collo, da l'idea di qualcuno che vive in qualche zona isolata e che ha a che fare con i cavalli, un gaucho non vestito a festa, indossa un giaccone nero corto e ha l'aria un po’ trasandata, boh forse è una mia impressione, comunque gli chiedo se posso fare una foto alla macchina e lui un po’ stupito si volta e guarda la ragazza della stazione di servizio come per dire: "ma che vuole questo" Non saprò mai se non aveva capito oppure se era stupito per una richiesta a lui strana, comunque ho capito che non era di molte parole, ho scattato un paio di foto alla macchina ma non gli ho chiesto se potevo fargli delle foto a lui, non mi sembrava il caso, magari la prende male, glie ne faccio una a tradimento, ma quella che avrei voluto fotografare era la faccia, una bella faccia da gaucho cotta dal sole, ce ne andiamo senza aver fatto gasolio perché la ragazza ci ha chiesto un prezzo esagerato e visto che ne abbiamo sia nel serbatoio che nelle taniche lo metteremo più avanti.

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"L'Estanciera, era un mezzo costruito in Argentina a partire dagli anni 60 su licenza Willys Jeep anche in versione a trazione integrale e quella nella foto sembra proprio una 4x4 perché si vede il differenziale anteriore, ha avuto vari motori il primo era un 3700 6 cilindri 3 marce, poi ha avuto il motore della IKA Torino costruita da Renault Argentina
Ancora ne girano parecchie nelle campagne, fu la prima macchina costruita per usi famiglia/lavoro e con varie opzioni di allestimento e trazione"


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Pochi minuti dopo lo incontriamo di nuovo alla despensa dove stava facendo la spesa, la ho avuto la conferma di quello che avevo pensato e anche una sorpresa, la conferma era che stava comprando un bel po’ di roba, di tutto e tutto in quantità notevoli, uova, biscotti,caramelle, formaggio, scatolami vari, attrezzi da lavoro, tante scatole di fiammiferi e di sicuro era uno cha abitava chissà dove.

La sorpresa a dispetto dell'aspetto i suoi modi gentili e il suo parlare a voce bassa alla commessa del negozio, quasi sussurrava le sue richieste, forse era solo un tipo schivo perché abituato ad una vita dura. Chissà in quale estancia lavorava, magari semplicemente in una di quelle capanne con i cavalli viste il giorno precedente sulla pista. Qui li chiamano "puestos". L'Argentina in certe zone è talmente spopolata che eventuali singoli nuclei familiari isolati vengono chiamati puestos o addirittura sulle mappe ci mettono il nome di chi ci abita o di chi ci ha abitato in passato.


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Lasciamo El Nihuil in direzione nord, ci sono più alternative di strade, si può proseguire per la 40 e per la EX 40 (più lontana) non siamo sicuri delle condizioni, una delle due è abbandonata, attraversano zone dove c'è nulla e noi abbiamo la necessità di far funzionare la SIM comprata qualche giorno prima a San Rafael e che non si abilita. L'alternativa è rientrare verso ovest e visitare El Sosneado e le sue pozze termali in stato di abbandono, di sicuro belle proprio per questo, c'era un albergo una volta anche questo ora abbandonato e in rovina.

Questo ci costringerebbe a tornare indietro troppo e noi pur non avendo una tabella di marcia rigida, abbiamo già fatto varie deviazioni, soprattutto la sosta di due giorni a San Rafael che pur piacevolissima ha cambiato un po’ i nostri programmi, l'invito di Laura e Ariel ci ha fatto saltare Malargue e dintorni, incluso El Sosneado e quel tratto di ruta 40 che ci avrebbe comunque portato a Mendoza ma per un percorso di sicuro più interessante.
Decidiamo di fare l'asfalto e di considerare questa giornata una piacevole tappa di trasferimento.
La decisione di non andare a ovest e ripassare a San Rafael si rivelerà poi sbagliata, più avanti lo sapremo.

El Sosneado e i sopravvissuti delle Ande

Nella zona del Sosneado ma molto più a ovest e a quota molto più alta (sulle ande al confine con Il Cile) c'è la Valle de Las Lagrimas e il Ghiacciaio de las Lagrimas, il luogo dove il 13 ottobre 1972 cadde l'aero Uruguayano Fokker F27 che diede il nome alla tragica storia dei sopravvissuti delle Ande che furono parzialmente salvati dopo che si cibarono dei cadaveri dei compagni morti e dopo mesi di stenti a quasi 5000 m di altezza.
Adesso organizzano dei trekking di qualche giorno fino al Ghiacciaio dove ci sono ancora i resti dell'aereo che sono sparpagliati in un raggio di molti km a causa di più collisioni prima di quella fatale.
Per chi fosse interessato ad approfondimenti su questa storia che sembra più un romanzo che un fatto di cronaca realmente accaduto, In internet è sufficiente digitare "I sopravvissuti delle ande" per trovarsi decine di racconti, su wikipedia è descritto molto bene


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Avvicinandosi a San Rafael la vegetazione si fa più rigogliosa a causa della maggiore quantità di acqua della zona dovuta al Rio Atuel.
Ci fermiamo all'ingresso della città per fare gasolio, mi metto in coda, sono il primo dopo chi si sta già rifornendo, però l'inserviente se ne è andato all'interno della stazione di servizio e non torna, nel frattempo si è liberato il lato sinistro della pompa, ho fatto una piccola retromarcia per affiancarmi da quella parte e ZAC, tampono un'auto che nel frattempo mi si era attaccata dietro, era un'utilitaria vecchia e arruginita guidata da una signora che appena scendo dal mezzo mi inveisce contro.

Il paraurti dell'L200 ha rovinato un po’ il suo cofano ammesso che c'era qualcosa da rovinare, non si apre più, si è incastrato, il faro è uscito fuori, la signora agitatissima mi dice che gli devo pagare i danni, la tranquillizzo e le dico che sistemiamo tutto, ho pensato di evitare casini maggiori anche perché il mezzo è straniero, Le chiedo se possiamo andare dal suo carrozziere per valutare il danno, acconsente sembra che sia abbastanza vicino.

Il carrozziere più che altro sembra uno sfasciacarrozze, o al massimo un fabbro, ma si vede che si arrangia a fare un po’ di tutto, dopo un sommario controllo spara 3200 pesos (200 euro circa) faccio notare l'età del mezzo, che il cofano si è già aperto, che alla fine il faro non è rotto e si può recuperare, dopo un tira e molla arrivo ad accordarmi per 120 euro, paghiamo e ce ne andiamo.

Direzione Mendoza, decidiamo di non dare troppo peso all'accaduto non rovinarci il viaggio che è solo all'inizio, penseremo più avanti al paraurti che ha qualche danno e ha fatto qualche danno anche alla carrozzeria ritraendosi (azz.. ma come li fa la Mitsubishi di latta?) Niente di grave, però il noleggiatore può pretendere la sostituzione e la riparazione del danno sulla carrozzeria visto che il mezzo è nuovo.

La cosa mi fa incavolare non poco perché non è la prima volta che mi succede, da un pò di tempo faccio danni in questo modo, con la retromarcia, qualche mese fa vicino casa ho tamponato in retro un'altra auto e sono stato costretto a fare la denuncia (per questo ho deciso di montare i sensori di parcheggio sul mezzo)
Mi consolo (e mi gratto) pensando che tutto sommato meglio questo tipo di incidenti che altri

Il percorso per Mendoza è come sempre poco abitato, fino ad arrivare a un paese che si chiama Pareditas dove ci saremmo riallacciati all'asfalto se avessimo fatto la vecchia Ruta 40,

Da qui in avanti la zona inizia ad essere urbanizzata, questa è la zona vitivinicola di Mendoza, sarebbe deserto ma antiche e moderne canalizzazioni trasportano l'acqua delle Ande fino alle pianure dove si è sviluppata la coltivazione della vite e la produzione di vini eccellenti (così dicono io non bevo) la zona è costellata di bodegas (Cantine, enoteche) che producono vino e che spesso sono anche ristoranti e offrono ospitalità oltre che degustazioni dei vini prodotti.

Qui in autunno e inverno può soffiare El Zonda, un vento caldo che si genera sul pacifico, sale sulle Ande e poi prende velocità scaldandosi per l'effetto fohn, arrivando a temperature che superano i 40 C°


Entriamo in Mendoza (traffico caotico caldo opprimente) e andiamo a vedere il camping più vicino, si trova abbastanza in centro all'interno di un parco, il Parco San Martin, In Argentina tutti i centri abitati (e non) hanno una Piazza San Martin e un viale General Belgrano due eroi nazionali al pari dei nostri Garibaldi e Mazzini.

nel tardo pomeriggio ci troviamo a circa una cinquantina di Km da Mendoza, la strada diventa una superstrada a doppie corsie, quasi un'autostrada, in questo tratto le due carreggiate sono distanti e separate da circa 20 metri di terra, all'improvviso ho sentito alla mia sinistra un gran botto, una nuvola di polvere e pezzi di auto che volavano, c'era appena stato un incidente del quale non sono riuscito a capire la dinamica ma solo quello che ho avvertito, accosto alla mia destra e vedo nella spianata che divide le due carreggiate due auto o presunte tali che fumavano, non lo so cosa sia successo ma faccio per correre in aiuto quando mi rendo conto che si erano fermate già almeno una decina di macchine con gente che correva da tutte le parti, a quel punto ho desistito perché più di tanto non avremmo potuto fare visto che c'era tanta gente che soccorreva, ce ne siamo andati e ci rimarrà sempre il dubbio se qualcuno di quei due mezzi si è salvato, da quel poco che ho visto ne dubito.

Entriamo in Mendoza (traffico caotico, caldo opprimente) e andiamo a vedere il camping più vicino, si trova abbastanza in centro all'interno di un parco, il Parco San Martin, In Argentina tutti i centri abitati (e non) hanno una Piazza San Martin e un viale General Belgrano due eroi nazionali al pari dei nostri Garibaldi e Mazzini.
Il camping Pilmayken non è brutto anzi, un gran bel prato immerso in un bosco e quasi in centro, sono i bagni che lasciano a desiderare come quasi sempre, farsi una doccia è quasi impossibile perché è usato da campeggiatori diurni e serali che vengono a farsi l'Asado e non sono proprio puliti, anzi direi fatiscenti e sporchi.

E' un camping per passare una o mezza giornata in famiglia, oppure nei fine settimana anche con qualche tenda, alla sera, dato il caldo del giorno, molti vengono qui dalla città stessa a prendere un po’ di fresco e farsi una grigliata in compagnia, ogni piazzola ha il barbecue di mattoni e il lavandino
Decidiamo di andare a vedere l'altro camping che sembra essere un vero camping per lo meno nelle descrizioni trovate sul web, sembra frequentato da stranieri, camperisti e overlanders.

Il camping "Chalet Suisso" Si trova in zona più periferica ma bella perché una zona alta di Mendoza ( e anche ricca da quello che si vede) c'è un viale che corre il fianco della collina che domina Mendoza dove c'è un panorama bellissimo sulla città, un po’ come essere al Pincio a Roma (forse il panorama non è proprio lo stesso) Mendoza è una città moderna come quasi tutte qui.

Il camping sembra bello i bagni di sicuro migliori di quelli del Pilmayken, è piccolo e immerso in una foresta tropicale, ci sono un po’ di zanzare ma con questo caldo ci può stare, stranamente vuoto, decidiamo di rimanere e montiamo la tenda, notiamo che c'è un gran casino proveniente da un'adiacente parco acquatico da dove arriva musica a tutto volume e schiamazzi di ragazzini che si divertono, ce ne freghiamo perché tanto siamo sicuri che al massimo alle dieci di sera smetteranno.
Dopo che abbiamo montato la tenda e ci siamo sistemati, arriva la ragazza del campeggio per i documenti e ci informa che a fianco oltre al parco acquatico c'è anche una discoteca all'aperto dove suoneranno tutta la notte e alle 5 di mattino inizierà anche l'after hour… "li mortacci" mi dico, e non poteva dircelo prima ?

ci penso un po’ e dopo che se è andata mi dico che è una presa in giro e che noi vogliamo dormire, torno alla reception e faccio le mie rimostranze, spiego alla ragazza che se è così noi ce ne andiamo e che non è corretto dirlo dopo che ci siamo accomodati aggiungo che è stata una furbata per non farci andar via subito, lei non risponde e allora chiedo di parlare con il responsabile e dopo un po’ arriva un tipo grande grosso e barbuto, che va su tutte le furie e che minaccia apertamente di darmi un sacco di botte se non me ne vado in cinque minuti, "non si preoccupi" rispondo ce ne metteremo anche meno , ma tenga conto che lei ha torto non ragione, torto marcio (in spagnolo non si dice proprio così ma lo parlo a sufficienza da potermi spiegare) e me ne vado a smontare la tenda, il tipo mi insegue e si mette davanti a noi con le braccia incrociate e fare minaccioso aspettando che smontassimo tutto, ripete di far presto che non ha tempo da perdere con noi e che lui in trenta anni di gestione del camping non aveva avuto nessuna lamentela, io gli rispondo "certo se minaccia tutti nello stesso modo se ne stanno zitti ma con c. che ci tornano, infatti il suo camping è vuoto!"

Mi si avvicina come per darmi un cazzotto e Antonella si mette in mezzo ripetendo che ce ne andiamo subito di darci solo cinque minuti , smontiamo la tenda alla meno peggio buttiamo tutto nel cassone e facciamo per uscire, il cancello è chiuso (è quasi mezzanotte) e ad aprirci viene proprio lui che con fare minaccioso mi dice "sbrigati", io uscendo lo saluto con un "Adios y muchas gracias" per nostra fortuna non avevamo ancora pagato la notte sarebbe stato molto difficile riprendere i soldi.
Andiamo al camping Pilmayken, è passata la mezzanotte, ma come noto qui nei camping di questo tipo della privacy dei campeggiatori glie ne frega poco, c'è un odore di asado che pervade tutto il camping, tutte le piazzole hanno qualcuno che sta alla griglia, l'atmosfera è rilassata e tranquilla, chi ha la radio accesa la tiene bassa e comunque il camping ha un'area di parco dove non ci sono piazzole attrezzate che è praticamente vuota.

Siamo abbastanza lontani dalla zona asado ma l'odore arriva lo stesso, sono tentato di fare un giretto ad attaccare bottone con qualcuno così da rimediare un pezzo di ciccia, gli argentini sono molto ospitali se poi sei straniero e soprattutto Italiano di sicuro cominci a parlare e scappa fuori il nonno o il padre italiani, il cognome Italiano ecc.. insomma siamo piuttosto simili.

Però la pigrizia e un po’ di timidezza mi fanno desistere anche perché a quasi l'una di notte che faccio mi metto a girare per il camping sniffando l'asado in attesa che mi chiami qualcuno?

Andiamo a dormire dopo una minestra knorr, pane e queso sardo, meglio di niente.


Giorno 9 (12 dicembre 2015) Mendoza - Uspallata Km 126 (sterrato e asfalto)


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Al mattino mi accorgo che non era proprio vuoto, c'era questo mezzo seminascosto tra gli alberi, eppure non è piccolo, sono due francesi marito e moglie piuttosto attempati, credo più di me.

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Il mio francese è lacunoso (molto) ma Lui non parla ne inglese ne spagnolo ne tantomeno Italiano, quindi le discussioni sono in lingua mista qualche parola di italiano qualcuna di francese, spagnolo, inglese ecc..
Mi racconta che lui ha fatto parecchie Dakar ma che adesso la segue solo per fare da assistenza, infatti sono diretti a Nord, da quello che ho capito sono dei vecchi appassionati che uniscono il vizio di viaggiare a quello della competizione, il mezzo ha un po’ di tutto, anche un generatore 230/380 trifase da 10kW (io sono sempre attratto dalla scossa)

Dopo la chiacchierata con Il francese e la colazione, più o meno alle 10 andiamo a fare un giro a Mendoza anche perché dovremmo cambiare un po’ di euro in pesos, da qui in avanti incontreremo solo piccoli centri e il cambio migliore si trova nelle grandi città, mi riferisco al cambio non ufficiale, nelle banche il cambio è un euro dieci pesos, al mercato blu (quasi ufficiale) uno a quindici, in banca non ci cambia nessuno.

In tutti i centri delle grandi città c'è una zona dove si concentrano le banche, i cambiavalute più o meno ufficiali e i così detti "arbolitos" (alberelli) li chiamano così perché sono sempre appostati e in piedi, fanno quasi parte dell'arredo urbano.

Gli alberelli ti avvicinano e ti chiedono se vuoi cambiare, normalmente lavorano per qualcuno e prendono una provvigione oppure per se stessi.
Andiamo in centro con il mezzo e facciamo bene perché il parcheggio si trova, ci sono decine di parcheggi privati, basta pagare e lasci in macchina quello che vuoi senza nessuna preoccupazione.

Appena ci avviciniamo alla zona cambiavalute cominciano a chiedere con insistenza "cambio, cambio" non sapevamo a chi dare retta, alla fine diamo retta a un tipo che ci dice che ha il suo ufficio dietro l'angolo in una galleria e che promette 15 pesos per un dollaro, andiamo è una specie di negozio vuoto non si sa di che, sembra un'agenzia di intermediazione, boh, comunque cambio 400 euro pari a 6000 pesos e ce ne andiamo a visitare le quattro piazze a quadrilatero di Mendoza, fa un gran caldo, il centro è pieno di bar e di turisti, vorremmo mangiare ma non sappiamo deciderci dove, ci capita spesso nei centri delle città perché tutti ti tirano dentro, ti fanno vedere il menu, ecc. ecc.. a me infastidisce non poco, decidiamo di andare verso nord come previsto e di fermarci a Mendoza stessa ma in una zona meno centrale, una zona normale dove ci vive la gente del posto, vediamo vari ristoranti scorrere lungo la strada che ci porta fuori città ma voglio un posto dove posso vedere la macchina, alla fine ci fermiamo in un comedor (trattoria) dove hanno fuori una gran griglia che fuma, e vaiii.. una bella bistecca.

Subito dopo mi vengono i sensi di colpa perché qui hanno solo quello e insalata o patatine (è una specie di griglieria) e Antonella che mangia?
Un colpo di fortuna, a lato del comedor c'è una rosticceria vegetariana! una vera rarità in un paese dove la carne la fa da padrone, Antonella compra alla rosticceria un bell'assortimento di verdure fatte in tutti i modi, io prendo el bife de chorizo (Bistecca) con insalata, il posto è indescrivibile eravamo seduti fuori sotto un ombrellone a fianco alla griglia che ci affumicava e sbollentava, l'ombrellone non copriva a sufficienza, il sole martellava e tutto aveva un'aria trasandata da bar di periferia con tavoli e sedie sporchi e mezzi rotti, non mancava però la musica la solita Cumbia popolare.

Quando arriva la signora cameriera/proprietaria si affretta a pulire il tavolo che era inguardabile, al momento dell'ordine mi dice che El Bife de Chorizo non ce l'anno, azz…. forse per questo posto è un lusso, qui vanno a panini "completos" sono dei panini dove dentro ci mettono di tutto, il Lomo che è una fettina di manzo fina ma enorme, talmente grande che la ripiegano in più strati, uovo, insalata, patate fritte, maionese, salse varie, sono delle delle bombe e il mio povero fegato non reggerebbe, chiedo un Lomo a la parrilla (griglia) al piatto e liscio, a parte un'insalata.

Era buonissimo, una carne con un sapore unico in un posto alla periferia nord di Mendoza, una zona brutta come il peccato, con il sole a picco e un gran caldo
Pago il conto (6 euro carne, insalata e bottiglione di coca) Mentre ce ne andiamo scopriamo che all'angolo c'è anche una gelateria, anche il gelato era buono al pari delle nostre gelaterie finto artigiane, i coni sono enormi, talmente enormi che sembrano dei cartocci più larghi che alti, il gelato viene inghiottito all'interno e non è finito, sopra ci mettono, granella, cioccolato fuso e altra roba a richiesta.

Ce ne andiamo abbottati in direzione Nord verso Uspallata, qui scegliamo di fare una strada secondaria parzialmente asfaltata anziché la statale e passiamo per una zona di pre cordillera dove c'è una nota fonte di acqua minerale che poi te la bevi in tutta l'Argentina, un po’ come da noi la Ferrarelle, l'unica differenza è che qui prima e dopo non c'è nulla, zero abitati, solo steppa e lo stabilimento de "el agua Mineral Villavicencio".


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E' zona di Guanachi e soprattutto di Puma anche se non ne vediamo neanche uno, la strada si inerpica sul fianco della montagna disegnando tornanti sinuosi, la vegetazione è inaspetattamente verde intenso e cosparsa di macchie gialle di delle simil ginestre che non sò come si chiamino

Arriviamo ad un passo a circa 2700 m di altitudine dove ci fermiamo a vedere il panorama e le famiglie di guanachi che scorazzano.

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incontriamo una coppia di Argentini di Mendoza che trascorrono da queste parti il fine settimana, a Mendoza fa un gran caldo.
Qui invece fa freddo e c'è un gran vento, speriamo che a Uspallata faccia il giusto, tentano di mangiare un panino, noi facciamo la stessa cosa con risultati pessimi, il vento è implacabile, l'aria è fredda nonostante il cielo sia sereno. Ci guardiamo e ci mettiamo a ridere, il vento è talmente forte che non riusciamo a parlare, visto che anche loro scendono a Uspallata ci ripromettiamo di rivederci nella piazza della stessa per un Caffe (ma loro di sicuro vorrano il mate).

Lungo il percorso di discesa verso Uspallata l'unico segno della presenza umana è una casa abbandonata che ha delle finestre molto panoramiche

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Arriviamo a Uspallata e mentre loro vanno a cercarsi un albergo noi andiamo a vedere come è il camping comunale, riproponendoci di vedersi in piazza dopo una mezzoretta, saranno le sei di pomeriggio, il camping è bello, (i bagni accettabili e con acqua calda) si trova dentro un'oasi di alamos non c'è nessuno se non una coppia di Brasiliani con un chopper dotato di carrozza posteriore che sembra il carrettone di Antony Queen e Giulietta Masina nel film la Strada, stanno montando la tenda, c'è talmente tanto posto che non troviamo una piazzola che ci piace, alla fine dopo vari ripensamenti montiamo la tenda nell'unica piazzola non in piano di tutto il campeggio.

Andiamo in piazza a Uspallata, come al solito gli argentini vogliono il mate e preferiscono il loro, dato che loro sono in albergo e noi no, torniamo al campeggio dove prepariamo mate (loro) e caffè (noi) provano anche loro a farcelo bere ma a noi non piace o almeno non posso pensare che possa sostituire il caffè casomai il tè.


Uspallata è uno sputo di paese che si trova dove convergono ben cinque strade, che provengono da direzioni diverse, diciamo che il paese è di fatti una piazza asimmetrica dove arrivano le cinque strade e ci sono due stazioni di servizio, qualche ristorante, qualche alberghetto e poco più.
Una delle strade che lo attraversa è la RN7, questa è una strada importantissima per il collegamento Argentina Cile esattamente tra Mendoza e Santiago del Cile, una strada molto trafficata di auto e mezzi pesanti, il collegamento più importante al centro dei due paesi
La RN7 arriva ad un passo che si chiama Cristo Redentor con una serie infinita di tornanti che rendono impossibile il sorpasso a causa del traffico pesante
Passa sotto l'Aconcagua la vetta delle Ande, in territorio Argentino, "Plaza de Mulas" è il campo base da dove partono le spedizioni alla vetta, la zona è frequentata da molti alpinisti, sotto c'è anche un cimitero, il cimitero degli Andinisti dove riposano quelli che hanno scelto di essere lasciati qui, ci sono anche degli italiani.
Ma questa strada l'abbiamo già precorsa nel 2009 da Santiago, domani proseguiremo verso nord con la RN 49 strada che nel 2009 era tutta sterrata e che ora al contrario è quasi tutta asfaltata.


Andiamo zonzo per uspallata cercando un posto per la cena e come al solito scopriamo che anche loro sono di origine italiana e ambedue insegnanti (credo l'equivalente del nostro liceo) andiamo a mangiare empanadas (noi) e pizza (loro)

Ci raccontano delle attuali difficoltà che attraversa il paese e di come siano poco considerati gli insegnanti dal punto di vista professionale e della retribuzione (esattamente come qui) e poi parliamo di musica, quando scoprono che io e Antonella conosciamo e ascoltiamo tanta musica Argentina, soprattutto quella andina e del Nord Ovest, rimangono stupefatti e mi chiedono se in Italia è diffusa, Io rispondo che la Musica Argentina in Italia è il tango (come un po’ dappertutto) che è l'espressione di Buenos Aires più che dell'Argentina, espressione della parte sofisticata e cosmopolita del paese, ma l'Argentina è tuttora un paese di cantanti e suonatori di musica popolare, musica delle pampas, dei gauchos, delle Ande, delle indie al confine con la Bolivia, del Paraguay e del Brasile.

E allora visto che sono di Mendoza e non conosco musica Mendocina mi danno un po’ di nominativi di cantanti folk locali.

"le empanadas sono molto simili a dei panzerotti in versione fritta o al forno, con carne e/o verdure, o formaggio, calde sono molto buone" In Cile nella zona costiera le fanno anche con gamberi e formaggio o capesante e formaggio, l'abbinamento sembra poco indovinato ma sono invece molto buone
Ci salutiamo dopo esserci scambiati indirizzi, e mail, telefoni ecc.. consapevoli che sicuramente non li avremo mai più rivisti, viaggiando soli e potendo decidere tempi e idee, spesso facciamo incontri che durano un pranzo, un giorno o anche qualche giorno, in fondo questo potremmo anche considerarlo uno dei modi più liberi di viaggiare in compagnia, un pezzetto di strada insieme.
Ce ne andiamo nella nostra tenda in campeggio, è notte, ci siamo sempre solo noi e la coppia di Brasiliani con che dormono, vorrei fare una foto a quello strano mezzo ma è notte e non mi va di usare il flash, domattina.



Giorno 10 (13 dicembre 2015) Uspallata - Barreal Km 162 (Sterrato / Asfalto)


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Ci Svegliamo intorno alle 8,30 i Brasiliani se ne sono già andati con il loro carrozzone, niente foto.

Facciamo la solita spesuccia a Uspallata, il fruttivendolo ha delle pesche buonissime, meloni e uva, faccio una piccola scorta, pane e poi scopro il panettone argentino che si Chiama pan Dulce, è praticamente identico al nostro.


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Torniamo ad allontanarci dai centri urbani se pur piccoli per continuare il nostro percorso in direzione Nord, sempre paralleli alla catena delle Ande, anche se ancora a quote relativamente basse, una parte di questo tratto di strada lo abbiamo già fatto nel 2009, dopo un po’ ci accorgiamo che lo hanno parzialmente asfaltato, rimane comunque un gran bel percorso, una strada secondaria poco trafficata che attraversa questa valle pianeggiante e desertica.
Dalla provincia di Mendoza passiamo a quella di San Juan, la zona è ancora più arida di quella che abbiamo appena lasciato. La strada percorre un fondo valle verticale (sud - nord) a circa 1500/1800 m di altezza, ai due lati montagne, a sinistra (ovest) la catena delle Ande con le cime innevate e il cerro Mercedario a 6770 m slm, a destra le aride montagne della provincia di San Juan, ci dirigiamo verso il parco nazionale "El Leoncito" Una riserva faunistica di grande importanza per la sopravvivenza dei Puma e la salvaguardia dei Guanachi

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I Telescopi di San Juan

Questa è la zona dei grandi telescopi puntati verso le stelle, al Parco nazionale del Leoncito ce ne sono due importanti, oltre ad altri più piccoli, sono gestiti da Alcune Università Argentine insieme ad altri organismi internazionali, si trovano uno a 2000 m slm, e uno a 2500 m, hanno specchi di 5 m di diametro e 2 m rispettivamente, sono visitabili e uno dei due offre anche ospitalità, anche se io pur avendoli contattati tre mesi prima non sono mai riuscito a prenotare.
L'area dove sono installati è stata scelta per la purezza del cielo che ne consente l'utilizzo quasi tutto l'anno, la scarsa umidità e l'assenza di inquinamento luminoso e atmosferico ne fanno una zona ideale per queste installazioni.


Nel primo pomeriggio entriamo nel parco nazionale EL Leoncito e poco dopo arriviamo al bivio a destra che sale ai due telescopi mentre a sinistra guardando verso le Ande c'è la Pampa del Leoncito, un piattone arido, all'interno della pampa del Leoncito c'è El Barreal Blanco.
El "Barreal Blanco" una antica distesa di limo, argilla e sale essicatisi durante i millenni, il residuo di un antico lago prosciugato, è talmente piatto e duro che si può percorrere ad alta velocità senza alzare polvere e senza pericolo, lo usano per fare il Wind Car o Caravelismo in spagnolo, I tricicli a vela.


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Entriamo e girovaghiamo nel Barreal in lungo e in largo, non è grandissmo ma è bello ed è bello quello che lo circonda, lo sfondo della cordillera Andina innevata sembra una cornice quasi finta, una scenografia!

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A pensare che il cielo non è terso come nei giorni passati ma le nuvole nel blu sono parte di questo paesaggio il sole oggi picchia e a parte qualche nuvola ben delineata, il cielo è azzurro.

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Verso le quattro ci viene fame e allora decidiamo di andare verso gli osservatori, saranno una ventina di Km, la macchia di verde dell'Oasi dove sono i guardaparco si vede già dalla strada asfaltata, la incrociamo per prendere lo sterrato che sale su verso i telescopi.

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E' presto per i telescopi ma è l'unica ombra disponibile è quella dell'oasi a metà strada, inoltre vogliamo renderci conto personalmente di come si può fare per ottenere l'accesso alla visita notturna dell'osservatorio visto che via email non ho mai concluso.

Ci fermiamo alla caserma dei guardaparco con annesso ufficio di controllo e informazioni sul parco, I Guardaparco sono molto disponibili e gentili a fornirci tutte le informazioni, l'accesso serale all'osservatorio scoperto dedicato ai turisti non richiede prenotazione e si paga 50 pesos (3,50 euro) all'entrata.
Veramente io volevo accedere a quello grande ma da quello che ho capito la gestione delle prenotazioni deve essere una mafietta locale perché non c'era mai posto quando li contattavo.

A fianco degli uffici dei guardaparco c'è un camping semi attrezzato che fa parte del parco stesso, più che altro lo usano per fare le grigliate e passarci la giornata, (all'argentina) il guardaparco ci informa che possiamo dormirci e usare il bagno degli uffici.

E' un po’ un casino, il camping è scosceso, i bagni lontani e sporchi, decidiamo di andare a Barreal (30 km più a nord) dove ci sono vari camping, questo ci costringerà questa sera a ritornare indietro per la visita all'osservatorio e poi ritornare al campeggio in paese.

Sempre il guardaparco ci suggerisce l'area pic nic per mangiare qualcosa (ci ha capito al volo) all'interno dell'oasi c'è una cascatella e una zona ombrosa attrezzata con tavoli e panche, mangiamo dei panini con "el queso quartirolo", insalata di pomodori e frutta e poi ci stendiamo a riposarci un po’.

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Verso il tardo pomeriggio scendiamo in direzione di Barreal e quando arriviamo all'incrocio dell'asfalto, c'è un tipo in auto che si sbraccia e ci fa segno di fermarci, ci dice che nel Barreal Blanco c'è un suo amico con la famiglia con la macchina rotta, se possiamo dargli una mano a tirarlo fuori perché lui non ce la fa con la sua macchina (così ha detto)

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Andiamo a vedere, è un WW gol che perde il liquido di raffreddamento ed è andato in ebollizione, forse dalla pompa, non ho una cinghia da traino ma dato che non siamo in Italia lego insieme due cinghie a cricchetto da 1000 kg in parallelo tensionandole allo stesso modo lo traino fuori dal Barreal, poi ho capito che fuori dal Barreal avrebbero avuto comunque dei problemi perché se pur su asfalto la non ce nulla di nulla se non i guardaparco ad una ventina di km in direzione degli osservatori, tanto vale andare al Pueblo di Barreal che dista 30 Km, mi assicuro che gli funzioni bene almeno il freno a mano e spero che non ci siano discese, lo traino a bassissima velocità e lui è abbastanza bravo a tenere il mezzo sempre in tensione per evitare strappi, lo lascio alle 8 di sera al paese davanti a un meccanico, di sicuro lo andava a chiamare, comunque le due cinghie sono da buttare perché mezze tagliate e sfilacciate, tanti ringraziamenti e arrivederci.


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Il paese di Barreal è un bel posto, ci siamo già stati nel 2009, come tutti i paesi lungo le zone aride si trova sul fiume , anzi probabilmente esiste per quello, il paese è turistico quel tanto che lo rende piacevole, perché frequentato da un certo tipo di turismo, quello che non aspira ai posti affollati, al cemento, alle spiagge con l'ombrellone ma all'escursionismo, allo sport e all'avventura alla natura oltre che attento agli aspetti naturalistici visto che siamo anche in un parco nazionale.
E' sparpagliato lungo l'oasi, tutte casette basse, strade e piazza sterrati, tre camping, qualche alberghetto, qualche comedor/bar e anche qualche ristorante, tutto dove hai sempre la possibilità di decidere se stare al sole o all'ombra a secondo dei momenti, dei gusti e della stagione.

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E' frequentato soprattutto da stranieri, molti ci vivono perché d'inverno non fa mai troppo freddo e d'estate troppo caldo.
Il camping comunale di Barreal è bello ombreggiato con bagni nuovi e ben tenuti, meglio di certi camping italiani, costa solo 70 pesos al giorno per due persone inclusa tenda e auto, siamo soli, anzi no c'è un cane e visto che ci siamo solo noi decide di adottarci e non schioda dai paraggi della nostra tenda.

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Montiamo la tenda, si è fatta notte, mangiamo qualcosa, uan pasta non mi ricorso come ma una pasta, una doccia (la temperatura è ideale) e ritorniamo verso la Pampa Del Leoncito dove andremo a vedere le stelle.

Ripassiamo davanti alle caserme dei guardaparco però questa volta saliamo fin su a 2500 metri dove ci sono i due telescopi, è notte fonda la zona non è praticamente illuminata se non con dei segnapasso lungo i sentieri che girano intorno ai telescopi, ovviamente il motivo è evitare l'inquinamento luminoso.

Non siamo in Molti, Io, Antonella e tre ragazzi Argentini in vacanza, praticamente nessuno, ci portano su una piattaforma circolare aperta quindi un osservatorio "open air" mi rendo subito conto che ho fatto una cavolata, non mi sono portato nulla per coprirmi, la temperatura in quel nido di cuculo si abbassa repentinamente, siamo nel deserto e questo è ancora più accentuato, passero la serata a sfregarmi per il freddo che dopo un pò si fa pungente nonostante la giornata era stata caldissima

Anni fa eravamo stati in un osservatorio in Cile dove avevamo visto Saturno con i suoi anelli perchè in quel periodo era visibile, questa volta la luna che sorge e che poi scomparirà poco dopo.

Al centro della piattaforma è collocato su una base di cemento un telescopio portatile fissato su un blocco di cemento e sempre all'aperto uno schermo per proiezioni, computers ecc. L'astronomo ci testa per capire quanto sappiamo e dopo un pò ci dice ok cominciamo con le basi dell'astronomia (non capivamo un gran che) il tutto è durato un'oretta e mezza, all'inizio con l'osservazione della luna (che poi tramonterà) e poi delle stelle che quella sera sono milioni ma che di solito sono miliardi, nel senso che siamo capitati in una delle rare notti con il cielo non perfettamente terso e per questo se ne vedono poche (secondo lui)


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Ci racconta parecchie cose interessanti anche se da profani, una di queste mi è rimasta impressa, si parlava della rotazione e dell'asse terrestre e l'Astronomo a un certo momento ha detto, "è possibile avere la percezione del movimento della terra sdraiandosi in terra perfettamente paralleli al terreno e con lo sguardo verso il cielo"

Secondo lui se si è un pò allenati a fissare tra alcuni punti di una costellazione si può percepire il movimento, aggiunge che non tutti hanno questa sensibilità, vorrei provare ma ho un gran freddo e a sdraiarmi sulla piattaforma di cemento non ci penso per niente.

In conclusione, a parte gli aspetti scentifici è un'esperienza unica, credevo menomata dal non trovarsi all'interno di un vero e grande telescopio, invece l'essere all'aperto su questa piattaforma quasi sospesa in aria, con la luna che illumina la sottostante Pampa del leoncito, i contorni delle Ande al crepuscolo e il buio nero come il carbone quando la luna è tramontata è più che un'esperienza una forte emozione.


toyboy [ Mercoledì, 23 Marzo 2016, 09:25 ]
Oggetto: Re: Los Andes 4: Il Racconto
Una domanda: ma per esempio a Mendoza quanto sarebbe costato una doppia in un albergo medio?


Rubylove [ Mercoledì, 23 Marzo 2016, 09:56 ]
Oggetto: Re: Los Andes 4: Il Racconto
da 40 a 60 euro (doppia) i costi sono molto variabili perchè può anche capitare che in città costino meno gli alberghi buoni per via della concorrenza (succede anche qui) o delle promozioni, nei paesini sperduti a volte costano di più, non in assoluto ma in proporzione a quello che ti offrono, a volte costano 20 euro ma ne valgono molto meno, comunque a Valparaiso siamo stati un paio di notti in un albergo che si può considerare di categoria (4 stelle) dotato di tutto per 80 dollari al giorno, ma abbiamo preso un'ofefrta di Booking ne costava il doppio (il cile è più caro dell'argentina)

Se vai su booking puoi avere un'idea dei prezzi.


grayd [ Mercoledì, 23 Marzo 2016, 10:03 ]
Oggetto: Re: Los Andes 4: Il Racconto
spettacolare la foto con il primo piano della "finestra" e dietro le montagne

l'ultima foto ti è venuta male, non si vede neppure una stella
fatta con lampo??


Rubylove [ Mercoledì, 23 Marzo 2016, 10:16 ]
Oggetto: Re: Los Andes 4: Il Racconto
Si è solo un documento, in realtà era l'astronomo che mi diceva di fotografare Antonella con l'occhio nell'oculare mentre osserva la volta celeste e per forza ho dovuto usare il flash, Antonella però non ha voluto che la pubblicassi quella foto e allora ho messo quella solo come documento

Per fotografare dall'oculare del telescopio penso che ci voglia un adattatore, in ogni caso per fare foto notturne ci vogliono tempi lunghi il cavalletto e la pazienza, quella sera non avevo nulla dietro se non la camera e avevo sbagliato tutto compreso il giaccone per il freddo

Per questo viaggio oltre al cavalletto e a vari accessori avevo anche un disco riflettente pieghevole da 120 cm (aperto) che è indispensabile dove c'è troppo contrasto (quasi sempre) per ammorbidire le alte luci o rifletterla dove non c'è.

ha quattro faccie, bianca soft, specchiata, specchiata oro e traslucida, NON L'HO MAI USATO, perchè mi mancava l'assistente che non aveva voglia di tenerlo e orientarlo, forse se in un viaggio vuoi delle belle foto devi fare un viaggio dove è la fotografia a dettare i tempi e non le tue esigenze, voglie e paturnie.

l'unico rimpianto di questo viaggio è di essermi dedicato poco alle foto delle facce e delle situazioni dove ci sono esseri umani, i paesaggi sono belli ma dopo un pò stancano, l'aspetto fuoristradistico ha prevalso.


Rubylove [ Mercoledì, 23 Marzo 2016, 10:25 ]
Oggetto: Re: Los Andes 4: Il Racconto
grayd ha scritto: [Visualizza Messaggio]
spettacolare la foto con il primo piano della "finestra" e dietro le montagne

l'ultima foto ti è venuta male, non si vede neppure una stella
fatta con lampo??


Si anche a me piace quella foto, non ha subito nessuna lavorazione in Photoshop (nessuna delle mie foto anche perchè non mi funziona più) solo uno sviluppo con View NX per correggere le tonalità e magari accentuare i contrasti o i colori a mio gusto


pintoy [ Mercoledì, 23 Marzo 2016, 20:26 ]
Oggetto: Re: Los Andes 4: Il Racconto
la foto della finestra è da concorso.
Bel racconto e belle le foto.
Grazie
pino


grayd [ Mercoledì, 23 Marzo 2016, 23:02 ]
Oggetto: Re: Los Andes 4: Il Racconto
Rubylove ha scritto: [Visualizza Messaggio]
grayd ha scritto: [Visualizza Messaggio]
spettacolare la foto con il primo piano della "finestra" e dietro le montagne

l'ultima foto ti è venuta male, non si vede neppure una stella
fatta con lampo??


Si anche a me piace quella foto, non ha subito nessuna lavorazione in Photoshop (nessuna delle mie foto anche perchè non mi funziona più) solo uno sviluppo con View NX per correggere le tonalità e magari accentuare i contrasti o i colori a mio gusto


leggermente taroccata.......
comunque bella.
che macchina avevi e che ottica??


grayd [ Mercoledì, 23 Marzo 2016, 23:05 ]
Oggetto: Re: Los Andes 4: Il Racconto
grayd ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Rubylove ha scritto: [Visualizza Messaggio]
grayd ha scritto: [Visualizza Messaggio]
spettacolare la foto con il primo piano della "finestra" e dietro le montagne

l'ultima foto ti è venuta male, non si vede neppure una stella
fatta con lampo??


Si anche a me piace quella foto, non ha subito nessuna lavorazione in Photoshop (nessuna delle mie foto anche perchè non mi funziona più) solo uno sviluppo con View NX per correggere le tonalità e magari accentuare i contrasti o i colori a mio gusto


leggermente taroccata.......
comunque bella.
che macchina avevi e che ottica??


normalmente non vario le foto che faccio, le considero parte del reportage e vanno bene come vengono.
(Anche perchè non so ben usare ..... e neppure male i programmi di post produzione)


Rubylove [ Giovedì, 24 Marzo 2016, 10:23 ]
Oggetto: Re: Los Andes 4: Il Racconto
Il Taroccamento non è nell'immagine ma solo per la correzione cromatica, spesso le foto non corrette non rispecchiano la realtà ma la peggiorano per fattori esterni come il velo atmosferico l'eccessiva luce e la grande differenza tra luci e ombre, l'occhio umano è molto, molto più elastico dei sensori CCD come lo era della pellicola e poi è anche stereoscopico (se li usi entrambi)

Ho una Nikon D5000 di fascia economica con due obiettivi, due zoom, un 18 -105 e un 70 - 300 la foto è stata scattata con il 18 -105 in posizione 105 a un 1/200 di secondo F13 con sensibilità ISO 200 e esposizione 0EV

comunque certe foto vengono fuori anche un pò per c. quando ti aspetti il risultato non c'è mai quando scatti senza pensare a volte esce fuori qualcosa di buono, solo i grandi fotografi sanno cosa uscirà fuori dopo lo scatto prima di farlo, pensate a quando si scattava e poi occorreva sviluppare, quelli si che sapevano cosa facevano

I direttori della fotografia cinematografica sono i più bravi in questo




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